Il carrello della spesa nel 2022, Ismea: aumentano le uova, diminuiscono pesce e cibi pronti
Secondo l’Osservatorio ISMEA NielsenIQ sui consumi alimentari, nel 2022 il carrello della spesa diventa più leggero a causa dell’inflazione. Ecco le principali tendenze
Con l’aumento dei prezzi il carrello della spesa si fa più leggero: è quanto emerso dall‘Osservatorio ISMEA NielsenIQ sui consumi alimentari, secondo cui – nei primi 9 mesi dell’anno – la crescita dello scontrino si è limitata a un +4%, grazie alle strategie di risparmio messe in atto dalle famiglie.
Secondo l’analisi, gli incrementi di prezzo al consumo sono frutto non solo dell’aumento dei prezzi dei prodotti agricoli ma, lungo la filiera, si caricano dei vari aumenti che interessano anche gli step intermedi, come la logistica e il confezionamento.
L’aumento dei prezzi al dettaglio, infatti, risulta più evidente sui prodotti confezionati (+5% vs. il +3,2% dello sfuso). Una dinamica che – spiega l’Osservatorio – potrebbe influire non poco sul processo di orientamento verso il prodotto confezionato che da anni caratterizza la spesa agroalimentare.
Carrello della spesa, le tendenze 2022
Sono diverse, quindi, le misure adottate dai consumatori per limitare l’impatto della spinta inflattiva, che si conferma a novembre all’11,8%: dai tagli generalizzati delle quantità acquistate – che oscillano dal -1% del latte fino al -31% del pesce fresco – allo spostamento delle preferenze verso i prodotti dal valore unitario più basso, dal parziale abbandono del canale digitale al maggiore orientamento verso i discount e i prodotti a marca del distributore.
Secondo l’Osservatorio Ismea (qui il Rapporto completo), il cibo a cui non si intende rinunciare sembra essere soprattutto quello più sobrio e basico, con una preferenza maggiore per prodotti provenienti dall’Italia e sostenibili.
Gli alimenti verso i quali i consumatori tendono ad orientarsi sono quelli di largo consumo, come pasta e uova, che sono tra i pochi a non aver subito riduzioni delle quantità acquistate, nonostante i rincari.
In particolare, per la pasta i volumi rimangono stabili, a fronte di un esborso maggiore del 22%, mentre i consumi di uova aumentano del 3,3% in quantità e del 10,1% in valore. Al contrario subiscono una battuta d’arresto i cibi etnici, le varie tipologie di “free from“ (senza glutine, senza lattosio, senza sale e così via) e i cibi già pronti.
Osservando invece le dinamiche della spesa presso la Grande distribuzione, si rilevano diminuzioni solo per il pesce (con punte del -6,9% per quello fresco) e per gli alcolici. Più nello specifico, si riducono gli acquisti in valore di vino (-4,6%), spumanti e champagne (-1,9%) e, in misura più lieve, della birra (-0,8%), anche di riflesso al ritorno delle occasioni di consumo fuori casa.
Tra le tipologie di famiglie acquirenti, sono quelle giovani con figli molto piccoli a incontrare le maggiori difficoltà economiche e a dover introdurre strategie di risparmio volte a contenere gli aumenti di spesa, e addirittura a contrarla (-13,7% rispetto al pre-Covid).