RAEE, in Italia più di 1 su 3 sfugge alla corretta filiera. L’indagine di Erion WEEE e Altroconsumo
Altroconsumo ed Erion WEEE presentano l’indagine “RAEE: Chi l’ha visto?” che, per 6 mesi, grazie all’utilizzo di tracker GPS, ha seguito i percorsi di oltre 350 RAEE dal momento dell’uscita dalle case dei consumatori fino alla loro destinazione finale (lecita o illecita)
In Italia sono poco più di 6 su 10 i Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE), sia di grandi che di piccole dimensioni, che seguono il percorso che porta a un impianto accreditato in grado di garantirne il corretto riciclo. Che fine fanno tutti gli altri? Per rispondere a questa domanda Erion WEEE, il Consorzio del Sistema Erion dedicato alla gestione dei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE), ha realizzato insieme ad Altroconsumo l’indagine “RAEE: Chi l’ha visto?” presentata oggi a Roma.
L’inchiesta ha previsto il monitoraggio di 370 RAEE (300 grandi apparecchiature e 70 piccole) provenienti da tutte le regioni di Italia. All’interno del campione analizzato (che non è rappresentativo a fini statistici) sono presenti rifiuti elettronici differenti e appartenenti a 4 Raggruppamenti: R1 (frigoriferi, congelatori, ecc.), R2 (lavatrici, lavastoviglie, ecc.), R3 (notebook, tablet, ecc.) ed R4 (elettronica di consumo e piccoli apparecchi). Su ognuna di queste apparecchiature è stato installato un dispositivo GPS in grado di monitorarne la posizione lungo tutto il percorso, a partire dalla casa in cui si trovava prima del conferimento.
RAEE: Chi l’ha visto? Ecco i risultati dell’indagine
Come si legge in una nota diffusa da Altroconsumo, a fronte di un campione di 264 RAEE considerato valido ai fini dell’inchiesta (per gli altri 106 la trasmissione è stata interrotta nel luogo del primo conferimento o il trasmettitore è risultato difettoso), solo 175 (il 66,3%) sono giunti in uno degli impianti accreditati al Centro di Coordinamento RAEE (CdC RAEE), rimanendovi per un periodo di tempo sufficiente a poter essere trattati correttamente.
In 12 casi (4,5% del campione), invece, la permanenza dei RAEE nell’impianto accreditato è stata troppo breve per consentire una lavorazione plausibile, in linea con gli standard qualitativi dal Centro di Coordinamento RAEE, mentre altri 15 rifiuti (5,7%), sono stati trasportati in impianti registrati, ma non accreditati e quindi non tenuti formalmente a rispettare gli standard di trattamento riconosciuti dal Centro di Coordinamento.
Anche i restanti 62 RAEE monitorati (pari al 23,5% del campione), hanno intrapreso un percorso non virtuoso – evidenzia la nota Altroconsumo -. I rifiuti, infatti, dal luogo di conferimento hanno raggiunto una destinazione diversa da quella prevista, finendo in alcuni casi addirittura all’estero.
“Questo cluster – si legge nella nota dell’Organizzazione – rappresenta un flusso illegale, perché durante il proprio percorso i rifiuti non sono mai transitati in impianti autorizzati al trattamento, sfuggendo così a ogni controllo. Le destinazioni anomale riscontrate sono tra le più varie. Ad esempio, 3 notebook sono arrivati in Africa; hanno lasciato i porti nazionali e sono approdati in Senegal, Egitto e Marocco. In altri casi, la trasmissione si è interrotta presso zone residenziali dove la batteria del tracciatore si è scaricata o dove il tracciatore è stato rilevato e messo fuori uso. Inoltre, non mancano RAEE gettati in discariche abusive o consegnate direttamente ad acciaierie o attività di recupero e riciclo di metalli ferrosi senza essere lavorati”.
Erion WEEE e Altroconsumo: servono più controlli
“Accanto al Sistema RAEE italiano che funziona e porta benefici al Paese c’è una zona grigia fatta anche di traffici illeciti. Se vogliamo che le cose cambino non possiamo più fare finta che questo fenomeno non esista – spiega Giorgio Arienti, Direttore Generale di Erion WEEE. – È necessario, affinché non vengano vanificati gli sforzi dei cittadini e dei soggetti virtuosi che operano nel settore, intensificare i controlli lungo la filiera e prevedere sanzioni più dure per chi alimenta questi flussi“.
“Nel nostro Paese gli impianti accreditati al Centro di Coordinamento RAEE sono in grado di riciclare oltre il 90% in peso dei RAEE; il problema non è quindi il riciclo, ma la raccolta. Una parte di questi finisce in mano a soggetti che usano i RAEE unicamente per il proprio tornaconto, catturando le materie più facili da estrarre nel modo più economico, senza minimamente curarsi dell’aspetto ambientale. E questo – conclude Arienti – comporta anche una significativa diminuzione della capacità di riciclare tutte le Materie Prime Seconde e le Materie Prime Critiche, fondamentali e strategiche per il nostro Paese, contenute nei RAEE”.
“Servono regole stringenti, certezza delle sanzioni e più vigilanza: abbiamo denunciato al Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica questi comportamenti illegali e auspichiamo l’intervento degli organi competenti, tra cui i nuclei operativi ambientali – ha aggiunto Federico Cavallo, Responsabile relazioni esterne di Altroconsumo. – Accanto a ciò, rimane fondamentale continuare a lavorare per garantire piena e completa informazione al consumatore: sia su come “dismettere” correttamente un’apparecchiatura non più utilizzabile, sia per promuovere il riuso o la riparazione di oggetti ancora valorizzabili”.