A gennaio le vendite al dettaglio, su base annua, segnano una lieve ripresa nella grande distribuzione (+0,2%), dove i discount di alimentari mettono ancora a segno decisi rialzi (+1,3%); mentre i piccoli negozi continuano a soffrire, registrando una forte discesa tendenziale (-1,5%). Lo comunica l’Istat.Nonostante la buona performance del periodo, la situazione resta difficile” ha commentato la Cia- Confederazione italiana agricoltori sottolinenando il fatto che “sei famiglie su dieci hanno dovuto modificare il menù quotidiano, una famiglia su tre è stata costretta a “tagliare” gli acquisti per la tavola, mentre oltre il 30 per cento è stato obbligato, a causa delle difficoltà economiche, a comprare prodotti di qualità inferiore. Analoga la percentuale di chi si rivolge ormai agli hard discount (i cui acquisti sono cresciuti dell’1,3 per cento) e guarda esclusivamente alle “promozioni” commerciali che sono sempre più frequenti soprattutto nella Grande distribuzione. Ma le prospettive per i prossimi mesi rimangono “nere”.
Secondo un’indagine della Confederazione “negli ultimi dodici mesi, il 41,4 per cento delle famiglie italiane ha ridotto gli acquisti di frutta e di verdura, il 37 per cento quelli di pane e il 38,5 per cento quelli di carne bovina. Per quanto concerne la scelta di prodotti di qualità inferiore, l’orientamento delle famiglie, a livello nazionale, ha riguardato il pane per il 40,2 per cento, la carne bovina per il 46,2 per cento, la frutta per il 44,5 per cento, gli ortaggi per il 39,7 per cento, i salumi per il 32,5 per cento”.
La Cia fa notare, infine, che è aumentata la percentuale di famiglie (oltre l’11 per cento del totale) che ha acquistato prodotti agroalimentari presso gli hard-discount, dove la spesa è a prezzi più contenuti. Comunque, gli iper e i supermercati restano i punti vendita dove si ha la maggiore concentrazione degli acquisti da parte degli italiani con il 69,4 per cento (specialmente nel Centro-Nord con punte del 75 per cento). Ancora in caduta libera, invece, i piccoli negozi, dove a gennaio si è avuta una flessione dell’1,5 per cento.
Anche Confcommercio condivide le preoccupazioni della Cia e rileva la difficile situazione nella quale versano i piccoli commercianti: “Se non si vuole rinunciare al ruolo sociale del fondamentale servizio di vicinato che tantissimi piccoli negozi esercitano nei centri urbani, è necessario anche cambiare rotta rispetto ad una sconsiderata liberalizzazione senza regole del commercio, che distruggerà piccole imprese e lavoro senza alcun risultato sul piano della ripresa dei consumi. Che invece sarà possibile solo tagliando spese e imposte, e creando condizioni per nuova occupazione”.


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