Patatine fritte, intesa sui prezzi? Associazioni: a pagare sono i consumatori
L’Antitrust ha aperto un’istruttoria per presunta intesa anticoncorrenziale nel mercato delle patatine fritte in busta. Associazioni: si faccia chiarezza perché a pagarne il prezzo sono i consumatori
Patatine fritte sotto i riflettori dell’Antitrust e, a stretto giro, delle associazioni dei consumatori. Su uno degli snack più diffusi e anche amati, nonostante i consigli dei nutrizionisti e degli esperti di alimentazione, si accende il faro dell’Antitrust che ha aperto un’istruttoria nei confronti di Amica Chips e di Pata per una presunta intesa anticoncorrenziale. Le due società avrebbero coordinato le politiche di prezzo da presentare alla grande distribuzione per la vendita a livello nazionale delle chips prodotte dalle private label, a marca del distributore. Se l’ipotesi venisse confermata, ci sarebbe un condizionamento sul mercato delle chips e alla fine una ricaduta sui prezzi praticati ai consumatori finali. Per questo si solleva l’obiezione delle associazioni che chiedono di tutelare il consumatore dai rialzi di prezzo.
“Qualsiasi intesa restrittiva della concorrenza ha effetti negativi diretti sui consumatori, determinando un rialzo illegittimo dei prezzi al dettaglio”, afferma il Codacons, che ha deciso di intervenire nel procedimento aperto dall’Antitrust “a tutela di tutti i consumatori italiani di patatine”.
“In attesa che l’indagine aperta dall’Antitrust accerti eventuali accordi illegittimi tra le due società, va evidenziato che le vittime di intese finalizzate a ridurre la concorrenza sono sempre i consumatori – dice il Codacons – Tali pratiche hanno infatti come conseguenza diretta quella di impedire la riduzione dei prezzi al dettaglio, e mantenere artatamente i listini sopra determinati livelli, costringendo gli utenti a maggiori esborsi economici”.
L’Unione Nazionale Consumatori chiede che si faccia chiarezza. Sostiene il presidente Massimiliano Dona: «È evidente che in caso di intesa restrittiva a pagarne le conseguenze sono i consumatori, che finiscono per pagare un prezzo esagerato, superiore a quello di mercato, alla legge della domanda e dell’offerta. Purtroppo in Italia queste intese abbondano, specie nei settori dove c’è meno concorrenza, dove ci sono meno competitori, ma non sono facili da provare. Inutile dire, quindi, che una gola profonda, interna magari alle aziende stesse, è di grande utilità». Il riferimento dell’UNC è relativo al fatto che la segnalazione è arrivata all’Antitrust attraverso la piattaforma di whistleblowing.
L’eventuale intesa rappresenta un grave danno per milioni di consumatori, sottolinea il Movimento Difesa del Cittadino.
«L’eventuale intesa tra questi due colossi avrebbe un impatto enorme ai danni di milioni di consumatori – sottolinea l’avvocato Francesco Luongo, esperto del Movimento Difesa del Cittadino – Considerando che Amica Chips fornisce catene come Esselunga, Lidl, Carrefour, Selex e Crai, mentre Pata è fornitore di Coop, Pam, Tigre, Conad, Eurospin e Despar, un accordo tra le due aziende potrebbe limitare la concorrenza e portare a un aumento dei prezzi e a una riduzione della qualità dei prodotti offerti».
Inoltre «è fondamentale assicurare che il mercato rimanga competitivo per evitare ripercussioni negative sui consumatori».