Educazione assicurativa, IVASS: serve maggiore conoscenza sul rischio climatico

Educazione assicurativa, IVASS: serve maggiore conoscenza sul rischio climatico (Foto di alohamalakhov da Pixabay)

“Il gap di protezione assicurativa per eventi climatici non è solo una questione di scelte individuali, ma è un problema collettivo e di interesse pubblico perché le distruzioni provocate da un evento meteorologico estremo producono conseguenze che vanno al di là dei soggetti direttamente colpiti, attraverso la fitta rete che caratterizza le economie”: è questa una delle considerazioni emerse nel corso della Giornata dell’educazione assicurativa, quest’anno dedicata al rischio climatico e all’impatto nel settore agricolo.

Preoccupano i numeri emersi nel corso dei lavori. Per questo motivo, Mauro Centritto del CNR e Camillo Zaccarini Bonelli dell’ISMEA – parlando dei possibili impatti futuri sulle produzioni agricole dovuti al cambiamento climatico – hanno evidenziato la necessità di adottare sin da subito misure di mitigazione a supporto di obiettivi di sviluppo sostenibile.

Educazione assicurativa, differenze territoriali

Sebbene gli imprenditori conoscano il rischio climatico, secondo i dati diffusi dall’IVASS in occasione della Giornata dell’educazione assicurativa, solo il 6% delle aziende agricole e solo il 10% della superfice coltivata risultano assicurati. Con ampio divario nel Paese, dove il maggior numero di aziende agricole è posizionato al Sud, ma il 79% delle aziende assicurate è nel Nord.

Le linee di business dove si concentra la quasi totalità della produzione assicurativa per i rischi naturali sono due: le “assicurazioni incendio e altri danni ai beni” e “altre assicurazioni danni”.

A livello nazionale, spiega l’IVASS, emerge una significativa concentrazione delle coperture assicurative dei rischi climatici in cinque gruppi assicurativi, che insieme raccolgono il 77% dei premi relativi ai rischi climatici. Il 51% delle imprese ha effettuato investimenti in obbligazioni green o comunque con caratteristiche di sostenibilità (green e social bond, sustainable e sustainability-linked bond). Il 25% dichiara di aver pianificato questa attività, mentre il restante 24% non ha ancora né acquistato né pianificato tale attività di investimento.

Perché le aziende non si assicurano contro il rischio climatico?

Secondo l’analisi IVASS, l’insufficiente copertura assicurativa dei rischi da catastrofi naturali è da ricondurre a molteplici fattori: “una non corretta autovalutazione del rischio, la percezione delle polizze come costose e complesse, l’aspettativa circa l’intervento dello Stato, la scarsa alfabetizzazione“.

“Indubbiamente – osserva l’Istituto – l’intensificarsi dei fenomeni climatici estremi e gli ingenti danni che ne derivano, unitamente a una base assicurata ridotta, hanno provocato un aumento del premio assicurativo, ma anche spinto le compagnie a ritrarsi. L’intervento pubblico da solo non riesce a soddisfare la domanda che di solito segue un evento calamitoso: è incerto, spesso tarda, e agisce sulla base di criteri generali anziché in modo calibrato sui danni subiti da ciascuna persona o azienda. L’assicurazione privata, se corretta ed efficiente, è certa e commisurata al danno individualmente subito”.

Dunque, l’IVASS ha sottolineato il ruolo di una diffusa azione di educazione assicurativa: “una maggiore conoscenza e consapevolezza degli strumenti a disposizione dell’imprenditore agricolo – spiega – significa anche maggior capacità di autovalutazione e mappatura del proprio livello di rischio, migliore comprensione dell’offerta assicurativa e adattamento ai bisogni specifici, adozione degli strumenti di mitigazione e prevenzione utili a proteggere l’attività e a contenere i costi delle coperture”.


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