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Regolamento sulla finanza sostenibile, Banca Etica: serve una finanza realmente etica
Il 10 marzo entra in vigore il regolamento europeo sulla finanza sostenibile. Banca Etica: “Primo passo importante ma troppo timido. Finanza etica e finanza sostenibile non sono la stessa cosa”
Il 10 marzo entra in vigore il primo regolamento europeo adottato nell’ambito dell’Action Plan UE per la finanza sostenibile, che mira a introdurre una definizione condivisa del termine “sostenibilità” per gli investimenti finanziari e a disporre una serie di obblighi di trasparenza nei confronti degli operatori che li gestiscono.
Come si può riconoscere un’attività economico-finanziaria sostenibile? Quali caratteristiche deve avere un investimento per poter essere definito realmente “green”? E come difendersi da chi propone strumenti finanziari nei quali l’aspetto sostenibile risponde esclusivamente a logiche di marketing? Queste le domande a cui l’Europa cerca di rispondere, in un momento così delicato, segnato dalla pandemia.
“Oggi manca uno standard condiviso di che cosa s’intenda per “sostenibilità” negli investimenti finanziari, il che permette a ogni banca o gestore di darsi delle proprie definizioni, spesso piuttosto deboli e cucite su misura per le proprie esigenze”, afferma Banca Etica.
Finanza etica e finanza sostenibile, quali sono le differenze?
Le reti internazionali della finanza etica (Gabv- Global Alliance for Banking on Values e Febea-Federazione Europea delle Banche etiche e alternative), pur riconoscendo gli sforzi dell’UE, esprimono alcune perplessità sulle sue scelte. A partire da quella di affidare al colosso finanziario BlackRock il ruolo di advisor per la finanza sostenibile.
“La finanza etica – come intesa e praticata da decenni da molte istituzioni finanziarie in Europa e non solo – è infatti qualcosa di molto diverso dalla finanza sostenibile che l’Europa sta provando a regolamentare”, affermano.
Le reti internazionali della finanza etica spiegano, quindi, le differenze tra finanza etica e finanza sostenibile (qui il documento completo).
Profitto vs benefici per la collettività – La prima differenza tra i due modelli risiede nei principi di base. Nelle definizioni di finanza sostenibile elaborate dalla UE la sostenibilità è, nel migliore dei casi, un obiettivo secondario alla massimizzazione dei profitti per pochi. L’approccio della finanza etica – spiegano – è radicalmente diverso: la realizzazione di utili economici è perseguita, ma è funzionale all’obiettivo di massimizzare i benefici per le persone, le comunità e il pianeta.

Speculazione finanziaria vs focus sull’economia reale – La finanza mainstream oggi – spiegano – è caratterizzata da dinamiche quali l’uso spregiudicato di strumenti speculativi e dei paradisi fiscali, una continua creazione di bolle e instabilità; la stragrande maggioranza dei derivati sono utilizzati come pure scommesse speculative.
“In questo contesto – proseguono – la finanza sostenibile descritta nella nuova normativa europea non prevede alcun obbligo di “non nuocere alla collettività e all’economia reale” per gli operatori finanziari che vogliono dirsi sostenibili. La finanza etica, invece, ripudia la speculazione ed è orientata a sostenere l’economia reale capace di favorire il benessere della società. Tra i propri valori la finanza etica pone l’accento sull’accesso al credito e l’inclusione finanziaria dei soggetti più deboli”.
Modello “a scaffale” vs modello “olistico” – Le Reti internazionali della finanza etica sottolineano, inoltre, che l’approccio alla finanza sostenibile promosso dall’UE si concentra quasi unicamente sullo specifico prodotto finanziario, non sull’insieme delle attività proposte da un gruppo bancario. Gli istituti ispirati alla finanza etica, invece, si fondano sulla coerenza dell’insieme delle proprie attività. Per chi fa finanza etica non è ammissibile offrire alla propria clientela alcuni prodotti sostenibili e altri nocivi per il pianeta o le persone.
Valutazione dei criteri ambientali, sociali e di governance
“Nell’approccio dell’UE – affermano le Reti internazionali della finanza etica – la sostenibilità è definita quasi esclusivamente guardando alla componente ambientale. La finanza etica, invece, prende in considerazione ogni aspetto ambientale, sociale e di governance. Parte, ad esempio, dalla definizione di alcuni settori economici che devono necessariamente essere esclusi dagli investimenti (armi, fonti fossili, pornografia, etc) e poi valuta le imprese operanti nei settori non esclusi in base a una visione complessiva dei loro impatti”.
Lobby finanziaria vs educazione critica alla finanza – Un’altra differenza sostanziale è l’attività di lobby svolta dalla finanza mainstream, che investe cifre consistenti per condizionare le scelte dei regolatori. La finanza etica, pur dialogando con le istituzioni e i regolatori, si concentra più sull’attività di sensibilizzazione dal basso delle persone e delle comunità.
Infine, conservazione dello status quo vs trasformazione sociale – La normativa UE non impedisce alle società che vendono prodotti di finanza sostenibile di fare ricorso ai paradisi fiscali, adottare politiche di gestione interna poco eque, etc. Inoltre – proseguono – gli intermediari finanziari “sostenibili” non sono incoraggiati dalla normativa a farsi promotori di modelli più responsabili e inclusivi di gestione delle aziende su cui investono.
Tra gli obiettivi della finanza etica, invece, vi è quello di promuovere attraverso l’engagement e l’azionariato attivo, comportamenti più etici da parte delle aziende, al fine di produrre impatti ambientali e sociali positivi nel lungo periodo.
