sanità e salute

“Emerge una fotografia sofferente del Servizio Sanitario Nazionale. Noi abbiamo un atteggiamento rigoroso e chiediamo uno sforzo per invertire la rotta, ma al centro va rimesso il cittadino”. Lo ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, nel suo intervento alla presentazione del Rapporto civico sulla salute 2024 di Cittadinanzattiva al ministero della Salute.

“Dobbiamo migliorare e avere più soldi per il Ssn, ma serve anche la tracciabilità delle risorse, serve un sistema più efficiente e tappare un serbatoio pieno di buchi che sono anche l’incapacità organizzativa – ha aggiunto – Alcune Regioni per le liste d’attesa non hanno speso neanche i soldi messi dal precedente Governo e da questo”.

I dati del Rapporto su sanità e salute

I numeri raccolti nel Rapporto parlano chiaro: le liste d’attesa per visite ed esami continuano ad essere troppo lunghe nel nostro Paese.

Tra i tempi più lunghi indicati dai cittadini spiccano “468 giorni per una prima visita oculistica programmabile; 480 per una visita di controllo oncologica; 300 giorni per una visita oculistica di controllo; 526 giorni per un ecodoppler programmabile; 437 giorni per un intervento di protesi d’anca; 159 giorni per un intervento per tumore alla prostata”.

Sempre più italiani rinunciano a cure anche per liste attesa

Il protrarsi dei tempi d’attesa incide fortemente sulla scelta di molti cittadini di rinunciare a curarsi. Una percentuale che rispetto al 2019 è quasi raddoppiata (era 2,8%). La quota delle persone che hanno dovuto fare a meno delle cure ammonta al 7,6% dell’intera popolazione nel 2023, in aumento rispetto al 7% dell’anno precedente. Con 372mila persone in più, si raggiunge un contingente di circa 4,5 mln di cittadini che hanno dovuto rinunciare a visite o accertamenti per problemi economici, di liste di attesa o di difficoltà di accesso, anche territoriale.

Per la segretaria generale di Cittadinanzattiva, Anna Lisa Mandorino, “la sanità pubblica necessita di risorse maggiori e continuative, dopo che per anni essa è stata considerata una specie di salvadanaio a cui attingere per tappare i buchi di bilancio del nostro Paese.

“Allo stesso tempo dobbiamo chiederci in che modo sono impiegate le risorse, visto che i Livelli essenziali di assistenza non sono ancora mai stati aggiornati e dal 2008 non si propone al Parlamento un Piano sanitario nazionale”, ha rimarcato.

Cure primarie e Pronto soccorso al collasso

Il 47% delle segnalazioni raccontano di difficoltà con il proprio medico di famiglia o pediatra di libera scelta, a causa dello scarso tempo a disposizione o di un deficit nelle informazioni che vengono fornite ai cittadini. Ricorrono le segnalazioni di chi non riceve un appuntamento in tempi ritenuti “congrui” oppure lamenta visite troppo brevi nelle quali non riesce a riferire tutti i propri problemi al medico.

I pronto soccorso rimangono il tallone d’Achille della sanità pubblica. L’assistenza ospedaliera si classifica al terzo posto per percentuale di segnalazioni (13,3% delle 24.043 totali).

In questo ambito le difficoltà riguardano in larghissima misura l’Emergenza-urgenza e i pronto soccorso (82,1%). In particolare i cittadini segnalano lunghe attese in chiamata prima di entrare in contatto con l’operatore, sovraffollamento nei pronto soccorso, lunghe ore d’attesa, disorganizzazione nella gestione delle priorità e carenza di personale.


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