plastica Slow Fish

Il costo della plastica e le conseguenze se non si fa qualcosa

Le spiagge del Mediterraneo restituiscono tonnellate di rifiuti in plastica. È ancora una volta la plastica la protagonista in negativo dei rifiuti e del marine litter che minaccia mari, oceani e spiagge. Il Mediterraneo non fa eccezione. Anzi è un’area particolarmente a rischio e fragile.

La campagna di volontariato Clean up the Med 2021, con la pulizia delle spiagge sul Mediterraneo, si è svolta lo scorso maggio. Ha permesso di raccogliere dieci tonnellate di rifiuti sulle spiagge di 16 diversi paesi che si affacciano sul Mare Nostrum. Il 90% è plastica. E nel 60% delle spiagge controllate sono stati trovati rifiuti da pandemia: guanti, mascherine e prodotti vari legati alla cattiva gestione dei dispositivi di protezione da coronavirus.

Mediterraneo a rischio e pieno di plastica

Il dato è stato diffuso in occasione della Giornata mondiale degli oceani, istituita dall’Onu e celebrata l’8 giugno di ogni anno.

Gli oceani e l’ecosistema che custodiscono sono in pericolo, ricorda Legambiente: «se gli attuali trend d’inquinamento non verranno modificati, nel 2050 il peso della plastica presente nelle nostre acque supererà quello dei pesci. Un’emergenza che tocca profondamente anche il nostro mare, il Mediterraneo, che raccoglie grandi quantitativi di plastica e li restituisce in parte su coste e spiagge».

Clean up the Med, la campagna per la riduzione dei rifiuti marini, si è svolta a maggio ed è una delle più importanti iniziative di volontariato del Mar Mediterraneo, promossa dal progetto europeo COMMON (COastal Management and MOnitoring Network for tackling marine litter in Mediterranean sea), coordinato da Legambiente, che coinvolge Italia, Libano e Tunisia con l’obiettivo di tutelare le coste del Mediterraneo dal marine litter.

All’iniziativa hanno aderito più di 80 organizzazioni, provenienti da 16 Paesi diversi (Italia, Francia, Spagna, Algeria, Libano, Tunisia, Egitto, Palestina, Croazia, Cipro, Marocco, Malta, Turchia, Libia, Grecia e Monaco).

«I chilometri di spiaggia ripulita dai rifiuti mostrano come il problema dell’incuria e del cattivo smaltimento accomuni tutta l’area mediterranea: alle plastiche monouso, ubiquitarie e ritrovate in gran quantitativi sulle coste battute, si aggiungono reti da pesca, cicche di sigaretta, legno e vetro. Non mancano guanti, mascherine e dispositivi sanitari legati all’emergenza COVID-19».

 

inquinamento da plastica
Inquinamento da plastica

 

Rifiuti sulle spiagge, 90% è plastica

La pulizia di oltre trenta spiagge sul Mediterraneo ha permesso di raccogliere circa dieci tonnellate di rifiuti. Come spesso accade, sono in gran parte rifiuti plastici.

«Oltre il 90% dei rifiuti rinvenuti è costituito da plastica: primi fra tutti, bottiglie e bottigliette, seguite da tappi, bicchieri e frammenti eterogenei – spiega Legambiente –  In oltre il 60% delle spiagge ripulite sono stati ritrovati guanti, mascherine o rifiuti legati alla cattiva gestione dei DPI (in Libano e Tunisia in quantitativo maggiore, ma presenti anche in Algeria, Croazia, Grecia, Italia e Spagna)».

Dai rifiuti in plastica (e non solo) non si salvano nemmeno le spiagge più famose e frequentate dai turisti.

I volontari hanno fatto controlli anche su sette spiagge mediterranee da sogno fra Isole Baleari (Menorca), Creta (Skaleta), Istria (Labin), Salento (Lecce e Taranto), Cirenaica (Apollonia) ed Epiro (Parga). Sono, spiega Legambiente, «luoghi ambiti dai turisti che però nascondono un consistente quantitativo di rifiuti, ben 335 ogni 100 metri lineari, dei quali l’87% costituito da plastica. Nella top five dei rifiuti più trovati cotton fioc, tappi, reti da pesca, bottiglie di plastica e mozziconi di sigaretta».

Legambiente: estendere il bando dell’usa e getta

La plastica inquina mari e oceani. L’associazione chiede di estendere la messa al bando della plastica usa e getta in tutti i paesi del Mediterraneo.

«I dati rilevati nell’ultima edizione di Clean up The Med – dice il direttore di Legambiente Giorgio Zampetti – ci raccontano ancora una volta di un ecosistema in sofferenza e soffocato dalla plastica, dall’Italia all’Algeria, dalla Spagna alla Palestina. C’è l’urgenza assoluta di adottare politiche comuni a tutte le coste del Mediterraneo nella gestione dei rifiuti, sia nella loro produzione che nel loro smaltimento».

Spiega ancora Zampetti: «A livello europeo la direttiva SUP, per ridurre il monouso in plastica, e a livello nazionale, il decreto legislativo per il suo recepimento rappresentano un traguardo importante. Speriamo che quest’ultimo si concretizzi entro il termine stabilito al 3 luglio senza prevedere proroghe, e adottando alcuni miglioramenti, soprattutto per quanto riguarda la deroga alle plastiche compostabili. Ma per mettere in atto una vera e propria rivoluzione contro il marine litter occorrerà estendere il bando dell’usa e getta a tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, unito a norme più stringenti anche sugli altri rifiuti più comuni che si trovano sulle spiagge».


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