Rifiuti, Cittadinanzattiva: tariffe media di 329 euro l’anno, sale la raccolta differenziata

Rifiuti, Cittadinanzattiva: tariffa media di 329 euro l’anno, sale la raccolta differenziata

Nel 2024 la spesa media annuale per i rifiuti è di 329 euro. Fra la regione più cara e quella più economica passano oltre 200 euro di differenza. Aumenta la raccolta differenziata, che a livello nazionale supera il 65%. I dati dell’Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva

Nel 2024 aumentano le tariffe per i rifiuti a carico delle famiglie, ma aumenta anche la raccolta differenziata. Con luci e ombre, certo, perché se finalmente si supera il 65% di raccolta differenziata (con dieci anni di ritardo) ci sono capoluoghi di regione che sono indietro, il Sud che si ferma in generale al 57,5% e una serie di settori sui quali la differenziata è ancora residuale e ferma al lumicino. Le percentuali più basse di differenziata riguardano infatti i Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, i RAEE, fermi all’1,4%, e i rifiuti tessili allo 0,8%.

Rifiuti: città che vai, tariffa che trovi

Nel 2024 la spesa media annuale per i rifiuti (in riferimento a una famiglia tipo composta da 3 persone ed una casa di proprietà di 100 metri quadri) è stata di 329 euro, in aumento del 2,6% circa rispetto all’anno precedente. In generale al Sud si spende di più e si differenzia di meno.

Fra la regione più cara e quella più economica passano oltre 200 euro di differenza. Sul fronte delle tariffe, infatti, è il Trentino Alto Adige la regione più economica (203€), mentre la Puglia è la più costosa (426,50€ con un aumento di oltre il 4% rispetto all’anno precedente).

I dati vengono dal Rapporto 2024 dell’Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva che fotografa, come detto, un quadro a luci e ombre nella gestione dei rifiuti nelle varie regioni e città d’Italia.

Ci sono forti differenze fra regioni e fra capoluoghi. A livello regionale spiccano in positivo, oltre al Trentino Alto Adige che si caratterizza per la spesa più bassa e un’elevata percentuale di raccolta differenziata, anche Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Marche dove ad una Tari molto al di sotto della media nazionale, si associano i più elevati livelli di raccolta differenziata.

Se si guarda ai singoli capoluoghi di provincia, Catania è la più costosa: qui la Tari è pari a 594€ annui, senza variazioni sul 2023; Trento invece è quello in cui si paga meno e si ferma a 183€, di poco inferiore rispetto al 2023.

Fra le dieci città più costose ci sono anche Pisa (512€) e Genova (501€) e a seguire Napoli, Reggio Calabria, Andria, Brindisi e Cagliari, tutti con tariffa rifiuti dai 465€ in su. Le tariffe rifiuti più basse ci sono, oltre che a Trento, a Udine e Cremona (rispettivamente 186€ e 197€) e a Brescia, Belluno, Fermo, Pordenone, Bergamo, Isernia e Siena (che chiude la top ten con 222€ di Tari).

Rifiuti, le principali criticità

«I dati del nostro Rapporto evidenziano le criticità principali del sistema di gestione dei rifiuti, come la carenza di un’adeguata rete di impianti di raccolta e trattamento, il persistente ricorso allo smaltimento in discarica e i poco soddisfacenti livelli di differenziazione dei rifiuti e recupero delle risorse, soprattutto in alcune aree del Paese – dichiara Tiziana Toto, Responsabile nazionale delle politiche dei consumatori di Cittadinanzattiva – A fronte di ciò è urgente e necessario lavorare su più fronti» .

Un’azione riguarda ad esempio la riduzione della produzione di rifiuti, prosegue Toto, a partire dai settori che non raggiungono gli obiettivi di raccolta differenziata, come i rifiuti elettronici e quelli tessili.

«Il tessile – spiega Tiziana Toto – è responsabile del 10% delle emissioni globali di gas serra, ma solo l’1% dei rifiuti tessili del mondo è riciclato correttamente;  l’Italia immette sul mercato 23 Kg/ab di prodotti di questo tipo all’anno a fronte di una raccolta di soli 2,7 Kg/ab. Nella riduzione dei rifiuti dovrà essere riconosciuto e valorizzato il ruolo centrale dei cittadini. Solo con un pieno coinvolgimento di tutti i soggetti, economici e non, che hanno un ruolo nella filiera circolare – dalla produzione, all’acquisto, al riuso fino al riciclo – sarà possibile rendere praticabile una vera transizione ecologica».

Raccolta differenziata, si supera il 65% a livello nazionale

I dati Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sulla raccolta differenziata evidenziano che in Italia nel 2022 sono state prodotte circa 29,1 milioni di tonnellate di rifiuti urbani (-1,8% rispetto al 2021). La produzione pro capite è di circa 494 chilogrammi per abitante (-1,6% rispetto al 2021), con valori più elevati al Centro (532 Kg/ab.) seguito dal Nord (506 kg/ab.) e dal Sud (454 Kg/ab.).

La media nazionale di raccolta differenziata ha raggiunto il 65,2% (+ 1,2% rispetto al 2021) mentre il 18% dei rifiuti urbani prodotti finisce in discarica. A livello di aree geografiche il Nord si posiziona al primo posto (71,8%) seguito da Centro (61,5%) e Sud (57,5%).

Ci sono ancora 20 capoluoghi di provincia nei quali l’obiettivo è inferiore al 50%. Fra questi spiccano Palermo, con percentuale di raccolta differenziata al 15,6%, Crotone al 21,4%, Catania al 22% e Foggia al 26%.


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