Il bando dei piatti in plastica e delle posate monouso non risolve il problema dell’inquinamento e dell’impatto ambientale e danneggia l’industria italiana, leader in Europa con almeno 25 aziende e un giro d’affari di circa un miliardo di euro. A dirlo è Pro.mo, Produttori stoviglie monouso in plastica, critica nei confronti della Direttiva europea che prevede la messa al bando dei prodotti monouso.

La sigla riporta la contrarietà di alcuni europarlamentari italiani – domani a Strasburgo è prevista una conferenza stampa di Nicola Caputo (S&D), Elisabetta Gardini (PPE) e Danilo Oscar Lancini (ENF) – che denuncia, dice la sigla, “l’approccio ideologico e le mancate valutazioni sull’impatto economico della proposta di Direttiva UE che prevede la messa al bando di una serie di prodotti monouso in plastica”. Secondo i parlamentari italiani, prosegue una nota di Pro.mo, non è con un bando che si risolve l’inquinamento dei mari e degli oceani, originato perlopiù da 10 fiumi extra europei. Si denuncia inoltre un “approccio superficiale” per il consumatore, perché “per scrivere la proposta non è stata neppure richiesta la valutazione dell’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) sui rischi che l’eliminazione dei prodotti monouso in plastica potrebbe causare alla sicurezza alimentare”. La Direttiva insomma non piace perché riporta, questa l’accusa, “soluzioni inadeguate e superficiali” con una fretta che viene collegata alla prossima scadenza elettorale.

Molto critiche le parole di Marco Omboni, presidente della Pro.mo, che spiega di aver preso parte a un incontro cui hanno partecipato anche funzionari della Commissione Ambiente e di aver portato un pacchetto di impegni dei produttori di stoviglie monouso, “dall’utilizzo di crescenti e consistenti quote di plastica da riciclo per i nostri prodotti, al raggiungimento di obiettivi di riciclo allineati a quelli previsti dalla stessa Commissione Europea per il packaging plastico. Un’applicazione dell’economia circolare – dice Omboni – che allontanerebbe ancor più i  nostri prodotti dal rischio di diventare littering, un rischio che va comunque ridimensionato alla luce dei dati reali sulle origini del fenomeno, che in Europa è soprattutto dovuto a comportamenti scorretti. Abbiamo portato dati che evidenziano come tutte le alternative monouso sul mercato non possano risolvere i problemi della dispersione nell’ambiente e nei mari e, come alcune fra le alternative percepite come molto “green”, abbiano in realtà un impatto ambientale globale mediamente superiore a quello del monouso in plastica. Abbiamo detto a chiare lettere che laddove si può va privilegiato l’utilizzo di stoviglie riutilizzabili, ma che in molti casi questo non è possibile per ragioni funzionali, di sicurezza e di igiene, valori che pure fanno parte di una sostenibilità globale”.

Ma si profila l’uso di questi prodotti solo in ospedali, mense, quando non se ne può fare a meno, in attesa di nuove alternative non ancora indicate. Dice ancora il presidente di Pro.mo: “ La proposta di Direttiva dell’UE è una scorciatoia certamente più facile di un vero e costruttivo impegno ambientale, una scorciatoia che, come bene sottolineano i nostri europarlamentari, farebbe del male quasi esclusivamente all’Italia, che è il più grande mercato di utilizzo e produzione di questi articoli.”


Vuoi ricevere altri aggiornamenti su questi temi?
Iscriviti alla newsletter!



Dopo aver inviato il modulo, controlla la tua casella per confermare l'iscrizione
Privacy Policy

Parliamone ;-)