Verso Rio+20, si rischia accordo non vincolante
Conto alla rovescia verso Rio+20, ma con la consapevolezza che si rischia di non andare lontano. C’è disaccordo sul testo in discussione. E “nessun miracolo politico in vista”, affermava ieri in WWF. Mentre si attende l’avvio della Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo sostenibile, che si aprirà il 20 giugno a Rio de Janeiro, da più parti arriva la segnalazione che i negoziati sono difficili e che si rischia di arrivare a un accordo non vincolante. Intanto oggi, contro i sussidi ai combustibili fossili, il WWF insieme a decine di associazioni ambientaliste da tutto il mondo, raggruppate dalla coalizione 350.org, ha lanciato un appello ai leader del pianeta riuniti per il G20, per una 24 ore di attivazione sui social network. Centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo sono chiamate a usare Twitter per lanciare lo stesso messaggio: “Per cosa si spendono 1.000 miliardi dollari? Fermiamo i sussidi ai combustibili fossili (#EndFossilFuelSubsidies) a # Rio20 per poi cominciare una rivoluzione energetica pulita “.
In una nota diffusa ieri, il WWF dice espressamente che non ci sono miracoli in vista. Questo il giudizio dell’associazione sul primo tentativo di raggiungere un testo negoziale di compromesso da parte del governo brasiliano al summit di Rio+20. Secondo il WWF, abbondano nel testo le “parole deboli”, espressioni come “supportare” e “incoraggiare”, mentre molto scarso è l’uso di espressioni che siano più vincolanti; il documento finora è avaro di espressioni
forti come “deve”, che compare solo 3 volte e “faremo”, utilizzata appena 5 volte. Ha detto Mariagrazia Midulla, responsabile Policy Clima e Energia del WWF: “Mentre riteniamo che parte del nuovo testo sia una buona base per il futuro, come i paragrafi sugli oceani, quando si parla di azione vediamo una sbilanciata vittoria delle “parole deboli”, che hanno avuto la meglio in 514 casi contro 10. Le parole deboli compaiono proprio nelle parti di testo che dovrebbero essere rafforzate, come la sezione sulla green economy che lancia un processo che era già stato lanciato a Rio nel 1992. E scarseggiano parole sull’urgenza di obiettivi di sviluppo sostenibile mentre le parti sull’energia potrebbero essere state scritte dall’industria del petrolio e dei combustibili fossili.”
La difficoltà di arrivare a un accordo è stata del resto sottolineata anche dal Ministro dell’Ambiente italiano Corrado Clini, che nei giorni scorsi ha sottolineato (online sul sito del Ministero c’è una sezione dedicata a Rio) come alla conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile si prospetti un accordo senza vincoli. Le distanze tra le economie tradizionali, come Europa, Stati Uniti e Canada, e quelle emergenti, come Cina, India, Brasile, Sud Africa, sono, infatti, ancora difficili da colmare. Ciò non toglie – ha riconosciuto Clini – che una condivisione di obiettivi sarebbe già un primo passo importante. Secondo Clini, ” c’è uno stallo dal punto di vista del negoziato tra due grandi gruppi di paesi, tra quelli che hanno un’economia che cresce e che tira e di cui abbiamo bisogno, e le nostre economie che sostanzialmente non riescono a reggere la competitività sulle produzioni tradizionali e cercano di muovere il mercato su strategie e prodotti nuovi”. Probabilmente – ha aggiunto Clini – ” riusciremo a raggiungere un accordo sugli obiettivi comuni verso i quali orientare la crescita senza però che questi diventino un vincolo. Questo pone un problema molto importante soprattutto all’economia europea, che di fatto è quella meglio strutturata, per muoversi verso sistemi di gestione nuovi”.

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