Nella Giornata mondiale dedicata alle Zone Umide Legambiente celebra i 50 anni della Convenzione di Ramsar

Nella Giornata mondiale dedicata alle Zone Umide Legambiente celebra i 50 anni della Convenzione di Ramsar

Sono 2.200 le zone umide d’importanza strategica internazionale, di cui 65 riconosciute in Italia. Alleate contro i cambiamenti climatici, scrigni di biodiversità, sono fonti di risorse irrinunciabili per l’uomo; dalle zone umide deriva, inoltre, il 70% di tutta l’acqua dolce utilizzata per l’irrigazione.

Da qui lo slogan 2021 scelto dall’ONU per celebrare i 50 anni della Convenzione di Ramsar e la Giornata mondiale loro dedicata: “Acqua, zone umide e vita sono inseparabili”.

In occasione di questa giornata, Legambiente propone le azioni chiave per la loro salvaguardia nel decennio 2020-2030 e mobilita, inoltre, volontari e cittadini tra eventi online, in presenza e attraverso un’azione social per valorizzare le zone umide della Penisola, raccontate anche nell’ambito della campagna Change Climate Change.

Qual è lo stato attuale delle zone umide?

I dati del SOER Freshwater 2020, riportati da Legambiente, rivelano che in Europa soltanto il 40% dei corpi idrici superficiali presenta un buono stato ecologico e che le zone umide sono ampiamente degradate, a causa di agricoltura intensiva, abbandono delle tradizionali attività agro-pastorali, alterazione degli equilibri idrici, inquinamento (dovuto anche all’uso dei pesticidi), invasione di specie aliene, urbanizzazione e sviluppo d’infrastrutture.

A livello globale, nell’ultimo secolo la Terra ha perso il 64% delle sue zone umide.

Secondo le liste rosse dell’IUCN, inoltre, oggi nel mondo un terzo delle specie legate agli ecosistemi acquatici risulta minacciato, mentre sono a rischio scomparsa oltre i tre quarti delle paludi e delle torbiere e quasi la metà dei laghi, dei fiumi e delle coste. Ma in pericolo sono anche il mantenimento e il miglioramento dei servizi ecosistemici, che ruotano proprio intorno alle zone umide.

 

zone umide

 

Rifugio per le specie animali

Legambiente ricorda che le zone umide danno rifugio ad oltre 100 mila specie d’acqua dolce conosciute e che ricoprono un ruolo significativo nel contrasto agli effetti dei cambiamenti climatici: barriere naturali contro gli eventi estremi di origine marina, come le praterie di posidonia; capaci di immagazzinare le piogge in eccesso e mitigare gli impatti delle inondazioni, come le pianure alluvionali; o ancora, in grado di preservare endemismi e peculiarità dei paesaggi montani, come le sorgenti e i laghi d’alta quota.

“Punto focale, al centro del nostro impegno associativo anche per il decennio 2020-2030, – sottolinea Antonio Nicoletti, responsabile Aree protette e Biodiversità di Legambiente – sarà la mobilitazione dei cittadini nella cura e nell’adozione diretta di aree umide poco note, considerate minori o non riconosciute con lo status di aree protette”.

Zone umide, gli obiettivi chiave per la tutela

In coerenza con la Strategia dell’Ue sulla Biodiversità per il 2030, Legambiente individua alcuni obiettivi chiave nella sua azione a favore degli ecosistemi acquatici: realizzare nuove aree protette, far crescere le piccole zone umide adottate dai cittadini anche negli ambienti urbani e aumentare il numero di quelle riconosciute dalla Convenzione di Ramsar, per raggiungere l’obiettivo del 30% di territorio nazionale protetto.

E poi, ancora, rafforzare la tutela della biodiversità acquatica e migliorare la sinergia tra norme nazionali e Direttive comunitarie (Habitat, Uccelli, Acque e Alluvioni); migliorare l’integrazione e la gestione unitaria delle aree protette, i siti della Rete natura 2000 e le Zone Umide riconosciute dalla Convenzione di Ramsar e realizzare una rete di enti gestori di questi ecosistemi; ripristinare gli ecosistemi degradati e realizzare infrastrutture fluviali sostenibili per contribuire a ripristinare almeno 25 mila km di fiumi a scorrimento libero in Europa.


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