ALIMENTAZIONE Agrofarmaci, il 99,5 % dell’ortofrutta è sicura. Indagine “Mangia più sicuro”
Il 99,5% dei campioni di frutta e verdura acquistati direttamente dai cittadini nei mercati delle principali città italiane e sottoposti ad analisi di laboratorio per accertare l’eventuale presenza di residui di agrofarmaci, è risultato essere al di sotto dei limiti stabiliti dalla legge. Lo rilevano Coldiretti e Intesaconsumatori (Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori) sulla base dei dati dell’indagine "Mangia più sicuro", svolta dalla confederazione e dalle associazioni a tutela dei consumatori in collaborazione con Agrofarma.
La ricerca ha avuto l’obiettivo di verificare l’eventuale presenza di residui di agrofarmaci oltre i limiti di legge su campioni di frutta e verdura nelle città di Torino, Milano, Bologna, Firenze, Perugia, Padova, Roma, Napoli e Palermo.
In particolare, sui 203 campioni raccolti sono state ricercate 196 sostanze attive in sei laboratori certificati. Se quasi 7 campioni su 10 sono risultati assolutamente privi di residui, in quei campioni (31%) sui quali è stata rilevata la presenza di sostanze chimiche, queste erano mediamente 35 volte inferiori ai limiti imposti dalla legge, già di per sé stessi fissati con un alto coefficiente di sicurezza rispetto alla dose giornalmente ammissibile. Solo un campione su tutti ha dimostrato di contenere il residuo di una sostanza attiva sulle 196 ricercate con un livello appena al di sopra dei limiti di legge (0,11mg/kg contro 0,10 ammessi) e comunque ben al di sotto dell’ADI (dose giornalmente ammissibile).
Secondo il presidente della Coldiretti Paolo Bedoni, i risultati sono il frutto dell’impegno degli imprenditori agricoli che hanno reso il Made in Italy alimentare leader nelle garanzie di qualità e sicurezza alimentare ma molto resta ancora da fare per garantire con la trasparenza e il rispetto dell’obbligo di indicare la provenienza per consentire acquisti consapevoli al giusto prezzo". Bedoni ha infatti ricordato che "sulla base di una indagine svolta dall’Organizzazione, nei banchi di vendita di frutta e verdura solo una etichetta su quattro riporta l’informazione obbligatoria per legge sulla provenienza e i quasi 3,5 miliardi di chilogrammi di ortofrutta importati dall’estero sono destinati in molti casi ad essere spacciati come Made in Italy".

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