"Dopo quattro anni e mezzo dall’imposizione del divieto arriva il primo concreto atto formale della Commissione europea per riportare la fiorentina sulle tavole degli italiani entro l’autunno". E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare positivamente l’esame da parte del comitato permanente catena alimentare della Commissione Europea della proposta che modifica il regolamento CE 999/2001 con il quale era stata assunta la decisione di eliminare la colonna vertebrale dai bovini di età superiore a dodici mesi, che ha condannato dal 31 marzo 2001 la fiorentina.

Sul provvedimento che – sottolinea l’associazione di catgeoria – prevede l’innalzamento da 12 a 24 mesi dell’obbligo di eliminazione della colonna vertebrale dovrà essere ora ascoltato il Parlamento Europeo per l’approvazione da parte del collegio dei Commissari e la successiva entrata in vigore dopo venti giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Un percorso verso la normalità che dovrebbe consentire di ritornare a consumare la fiorentina entro l’autunno quando non sarà piu’ necessario ricorrere alle bistecche "mutilate", cioè private del tradizionale osso oppure "giovani" ottenute cioè con animali macellati al di sotto dell’anno che vengono oggi offerte in molti ristoranti. Si tratta di un risultato favorito dal crollo dei casi di mucca pazza accertati dal Ministero della Salute che nel 2004 in Italia su 779.599 test effettuati ha rilevato solo 7 casi di BSE rispetto ai 31 del 2003, ai 36 nel 2002 e ai 50 individuati nel 2001. Nel 2005 sono stati individuati finora quattro casi.

I risultati dimostrano l’efficacia delle misure adottate per far fronte all’emergenza Bse come il divieto dell’uso delle farine animali nell’alimentazione del bestiame, il test obbligatorio su tutti i bovini di età superiore a 24 mesi e su tutti i capi malati o sottoposti a macellazione d’urgenza, l’eliminazione degli organi a rischio BSE dalla catena alimentare. Ma anche e soprattutto l’introduzione a partire dal 1 gennaio 2002 di un sistema obbligatorio di etichettatura che consente di conoscere l’origine della carne acquistata con riferimento agli Stati di nascita, di ingrasso, di macellazione e di sezionamento, nonché un codice di identificazione che rappresenta una vera e propria carta d’identità del bestiame.

Le misure di salvaguardia sono state particolarmente apprezzate dai consumatori italiani e gli acquisti di carne bovina sono aumentati del 20 % rispetto ai livelli minimi registrati con il primo caso di mucca pazza accertato in Italia nel 2001. Nel 2004 gli acquisti domestici di carne bovina delle famiglie italiane del panel Ismea-AcNielsen sono risultati oltre le 413.000 tonnellate (23 chili per famiglia acquirente) per un importo di 3,5 miliardi di Euro. A spingere i consumi, in attesa del sospirato ritorno della fiorentina, è stato anche il boom nelle campagne italiane di mucche e tori della storica razza chianina per la quale dopo il rischio di estinzione si registra una crescita record sia negli animali allevati (+34%) che nel numero di allevamenti (+62%). La razza chianina allevata da almeno 2200 anni oggi può contare in Italia su oltre 38000 animali presenti in 1145 allevamenti e situati principalmente in Toscana. Si tratta – concludono i coltivatori – della razza bovina più grande al mondo, tanto che con i tori raggiunge i 1700 chili di peso e i due metri di altezza al garrese mentre le mucche dal manto candido, pesano mediamente 800 – 900 chili anche se spesso arrivano a 1000.


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