ALIMENTAZIONE Confagricoltura: “Oli DOP ancora lontani dal decollo”
Olio: le denominazioni di origine devono restare punta di diamante della diffusione nei mercati internazionali. Ma la produzione di oli extravergini certificati DOP-IGP non ha finora superato il 2% della produzione complessiva. E dunque non c’è stato ancora il "decollo" degli oli DOP. È quanto ha affermato il componente della giunta di Confagricoltura Andrea Vergati nel corso del convegno "Il valore dell’olio extra vergine di oliva a Dop". "Nella politica nazionale del settore oleicolo – ha commentato – le denominazioni d’origine sono e devono restare la punta di diamante della strategia di penetrazione nei mercati internazionali, oltreché di espansione in quelle aree del nostro Paese dove non è radicata la cultura dell’olio d’oliva". "Il perseguimento di quest’obiettivo – ha continuato Vergati – non può essere lasciato alla sola iniziativa delle aziende che scommettono sulle DOP, ma richiede uno sforzo comune delle Istituzioni nazionali, degli Enti locali, dei Consorzi di valorizzazione, delle Organizzazioni dei produttori e delle Associazioni dei consumatori."
Il settore dell’olio di oliva conta attualmente 37 DOP di oli extravergini e una IGP registrate. Ma i risultati economici non sono ancora significativi a livello nazionale: la produzione di oli extravergini certificati DOP-IGP non ha finora superato il 2% della produzione totale di oli d’oliva vergini. La spesa agroalimentare delle famiglie italiane evidenzia un incremento tendenziale dell’1,4% per gli oli DOP e IGP ma non si è ancora diffusa fra i consumatori, rileva Confagricoltura, la percezione del valore dell’olio DOP e IGP. "In ogni caso – ha detto il rappresentante di Confagricoltura – a distanza di 10 anni ormai dai primi riconoscimenti in sede UE, non c’è stato ancora l’atteso e auspicato «decollo» degli oli DOP".
C’è inoltre il problema di una segmentazione del mercato nella quale, rileva Confagricoltura, l’uso di denominazioni come "robusto" o "gentile" nell’etichetta dell’olio extravergine standard finisce per nuocere agli oli a denominazione certificata. "Una corretta e ampia informazione ai consumatori – ha detto Vergati – è il primo presupposto per la crescita della domanda di mercato e per assicurare prezzi remunerativi alla produzione, che vanno poi sostenuti con un’indispensabile e costante azione di difesa dei nostri oli DOP e IGP, come prodotti di spicco del «made in Italy», da imitazioni, usurpazioni e contraffazioni".