ALIMENTAZIONE La FAO si interroga sui “pagamenti ambientali” per gli agricoltori
Incremento demografico, sviluppo economico, crescente domanda di biocarburanti e cambiamento climatico rappresentano un’enorme fonte di pressione sulle risorse naturali. L’agricoltura dovrà provvedere al cibo per una popolazione mondiale che, secondo le previsioni, nel 2050 sarà di nove miliardi di persone. E "sistemi mirati di remunerazione per gli agricoltori potrebbero rappresentare un modo efficace di proteggere l’ambiente e misurarsi con le sfide poste dal cambiamento climatico, dalla perdita di biodiversità e dalla limitatezza delle risorse idriche": è quanto afferma la FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, nel suo rapporto annuale "Lo Stato mondiale dell’alimentazione e dell’agricoltura 2007". Allo stesso tempo, rileva lo studio, non sempre i pagamenti per i servizi ambientali sono la soluzione migliore.
Per lo studio della FAO gli agricoltori dovranno avere un ruolo più importante nel contrastare gli effetti del cambiamento climatico. E la combinazione di attività diverse – come la minore deforestazione, il rimboschimento, una migliore gestione dei pascoli, la riduzione della eccessiva lavorazione dei terreni e l’aumento della copertura del suolo – secondo la FAO potrebbero permettere di immagazzinare "oltre due miliardi di tonnellate di carbonio" in circa 50 paesi fra il 2003 e il 2012. Gli incentivi attuali favoriscono soprattutto la produzione di cibo, fibre e biocarburanti mentre vengono sottovalutate altre attività, come la conservazione della biodiversità. Gli agricoltori possono dunque rappresentare un fattore positivo per l’ambiente ma "hanno bisogno di incentivi: "I pagamenti per i servizi ambientali sono un modo per incentivarli ad adottare migliori pratiche agricole – e perfino controbilanciare l’inquinamento generato in altri settori", afferma l’organizzazione dell’ONU. Allo stesso tempo, rileva il Direttore Generale della FAO Jacques Diouf, "in alcuni casi, gli incentivi potrebbero anche avere un impatto sfavorevole sulla povertà e sulla sicurezza alimentare, traducendosi potenzialmente in una riduzione della domanda di lavoro agricolo o in una crescita dei prezzi alimentari".
Ma come dovrebbero essere tali pagamenti? Per il rapporto potrebbero operare come transazioni volontarie che comprendano agricoltori, comunità e consumatori, imprese e governi, oppure pagamenti diretti dai governi ai produttori, o come trasferimenti indiretti (ad esempio l’extra pagato per una tazza di caffè biologico). "L’agricoltura impiega il maggior numero di addetti e utilizza più terra e risorse idriche di qualsiasi altra attività umana – afferma dice Diouf nella prefazione al rapporto – Potenzialmente può degradare le risorse naturali del pianeta – suolo, acqua, atmosfera – o valorizzarle, a seconda delle decisioni prese dagli oltre due miliardi di persone la cui sussistenza dipende direttamente dall’agricoltura, dal bestiame, dalla pesca e dalle foreste. È essenziale dunque garantire a queste persone incentivi adeguati".