ALIMENTAZIONE Passata pomodoro, in vigore decreto anti – Cina. Coldiretti: “Ma non basta”
"Il positivo passo in avanti va completato con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del pomodoro impiegato, senza accumulare ulteriori ritardi, nel rispetto degli impegni assunti." E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Paolo Bedoni in riferimento all’immediata entrata in vigore del decreto interministeriale sulla passata di pomodoro a seguito della pubblicazione sulla gazzetta ufficiale 232 del 5 ottobre. Il provvedimento che è divenuto operativo dal giorno successivo alla pubblicazione apre la strada alla tutela della vera passata Made in Italy che da ora può essere ottenuta solo direttamente da pomodoro fresco con l’eventuale aggiunta di spezie, erbe, piante aromatiche e sale ma con una presenza di bucce e semi non superiore al 4% del prodotto finito.
Tutti i derivati del pomodoro ottenuti dalla diluizione del concentrato di minore qualità spesso provenienti dalla Cina – sostengono i coltivatori – possono essere posti in vendita sul mercato nazionale solo con denominazioni differenti, tali da non creare confusione con la vera passata di pomodoro. L’esigenza di prevedere l’indicazione di origine – precisa l’ associazione di categoria – è volta a evitare che venga spacciato, come Made in Italy, prodotto straniero, senza attendere le emergenze sanitarie, come è accaduto con la mucca pazza e l’influenza aviaria. Peraltro bisogna puntare alla sospensione del traffico di perfezionamento attivo, ovvero di quella modalità di importazione del concentrato di pomodoro dalla Cina a dazio zero, finalizzato alla successiva rielaborazione ed esportazione fuori dal territorio comunitario che risulta troppo difficile da controllare in assenza dell’obbligo di indicare la provenienza in etichetta.
L’Italia è il secondo produttore mondiale dopo gli USA con un raccolto di pomodoro per l’industria di trasformazione che – riferisce Coldiretti – dovrebbe attestarsi attorno ai 5 milioni di tonnellate, in riduzione rispetto allo scorso anno e realizzato sia nel nord che nel sud del Paese. Ma la Cina ha iniziato la produzione di pomodoro nel 1990 e oggi rappresenta il terzo bacino di produzione dopo Stati Uniti e Unione Europea, con un 90% della produzione – si legge nella nota – destinata ai mercati esteri, e in particolare con un 50% del concentrato, esportati in Italia per una quantità di oltre 150.000 tonnellate e un valore di 62 milioni di euro. La produzione cinese di concentrati di pomodoro è localizzata nei bacini di Junggar e Tarim, nella regione di Xinjiang, a nord-ovest del Paese nei pressi del confine con il Kazakistan dove opera due grandi gruppi: Tunhe, che opera dal 1993 e possiede 12 impianti, e Chalkis Tomato.
L’annuncio dell’arrivo di provvedimenti mirati a garantire maggiore trasparenza nell’informazione ai consumatori sulle caratteristiche dei derivati del pomodoro sta già determinando un brusco calo nell’import dalla Cina, come dimostra il fatto che nel primo semestre 2005 si è verificato rispetto all’anno precedente un calo del 41% in volume e del 46% in termini monetari. In questo primo semestre gli acquisti dal paese asiatico sono scesi attorno a 60mila tonnellate (erano quasi 103mila nella prima metà del 2004), mentre in valore i corrispettivi esborsi sono crollati a 24,5 milioni di euro, dai 46 milioni circa dello stesso periodo dello scorso anno.
Sul piano dei consumi interni, dopo anni di progressivo declino a favore di condimenti meno tradizionali, che ha determinato un forte calo nei consumi, la classica e semplice pummarola è tornata sulle tavole degli italiani e – sottolinea Coldiretti – ha fatto registrare nel 2004 un aumento del 6% nelle quantità acquistate dalle famiglie italiane, con punte del 10% per le passate e del 12% per il pomodoro a pezzettini, sulla base dei dati Ismea-ACNielsen. Ogni famiglia italiana ha acquistato ben 31 kg di pomodori trasformati e, a essere preferiti, sono stati nell’ordine i pelati (14 Kg), le passate (11 Kg), le polpe o pomodoro a pezzi (5 Kg) e per ultimo i concentrati e gli altri derivati (1 Kg). Una scelta di acquisto che ha portato complessivamente gli italiani a spendere 442 milioni per acquistare ben 545 mila tonnellate di pomodori in scatola o in bottiglia.
