"Il consumatore italiano stia tranquillo: i pelati, la polpa, la passata e il concentrato che mangiamo tutti i giorni è tutto italiano e di ottima qualità". Così l’ANICAV, l’Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali. Nei giorni scorsi la Coldiretti aveva lanciato l’allarme circa l’imminente sbarco in Italia di 160mln di kg di pomodoro cinese.

L’Italia, precisa l’ANICAV, importa concentrato e non pomodoro fresco come sostenuto da qualche parte. Il concentrato di pomodoro, come gli addetti ai lavori dovrebbero sapere, è una commodity e arriva nel nostro paese attraverso una regime doganale favorevole definito TPA (traffico di perfezionamento attivo) o temporanea importazione, che prevede che una merce proveniente in Italia da un paese terzo (extracomunitario), venga rilavorata nel nostro paese per poi essere esportata verso un paese terzo. Quindi il concentrato cinese viene rilavorato in Italia e riesportato verso mercati extracomunitari, prevalentemente nord Africa e medio Oriente.

La merce – conclude l’ANICAV – che arriva in Italia è sottoposta a controlli qualitativi e quantitativi effettuati dalle Autorità Doganali, controlli che possono essere documentali, fisici e analitici. A questi vanno aggiunti i controlli che vengono effettuati dalle aziende presso i propri stabilimenti. Le quantità in entrata devono corrispondere alle quantità in uscita, tutto il percorso è documentato ed è sottoposto a controlli da parte della Finanza e delle Dogane.

"Il concentrato cinese – spiega il direttore dell’ANICAV– a motivo dei costi bassi è destinato a mercati con margini ridotti. L’alternativa è la scomparsa da questi mercati a vantaggio dei paesi concorrenti, in primo luogo la Cina, con la conseguente perdita del valore aggiunto e dell’occupazione che questa produzione riesce a dare soprattutto nel Mezzogiorno e nella regione Campania. Non si comprende a cosa mira questa campagna allarmistica che nulla ha a che vedere con la reale tutela di una produzione che è il fiore all’occhiello del nostro paese, dove si trasformano ogni anno oltre 40 milioni di quintali di pomodoro – di cui oltre la metà nel Mezzogiorno e in particolare nella Campania – i cui derivati sono apprezzati in tutti il mondo.


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