Le città di Torino e Barcellona, attraverso il gemellaggio dei due mercati ‘simbolo’ di Porta Palazzo e della Boqueria, danno il via con il Torino Food Market Festival e con il patrocinio ed il sostegno della Regione Piemonte, ad un percorso di cooperazione e valorizzazione dei mercati alimentari in Europa e nel Mediterraneo, che avrà tappa fondamentale nella creazione dell’Associazione Europea dei Mercati il prossimo novembre nella capitale catalana.

Le molte ‘dimensioni’ del mercato – dagli aspetti economici e della qualità dei prodotti e dei cibi, a quelli sociali, culturali educativi, fino ai temi della salute, della sostenibilità e dello sviluppo sociale – si sono intrecciati con lo scambio di esperienze e di buone pratiche negli interventi di amministratori, operatori, studiosi ed esperti di sei Paesi e sette città durante il convegno in svolgimento a Torino Incontra.

Nell’ aprire i lavori l’assessore al Commercio della regione Piemonte, Giovanni Caracciolo, ha portato il saluto dell’Amministrazione regionale e della Presidente Bresso ed ha sottolineato come "le tradizioni alimentari sono quelle più dense di significato e più cariche di simbologia. Nulla dà forza e mantiene i legami con la propria cultura, con le proprie opinioni, quanto gli odori e i sapori della propria cucina" ed ha aggiunto che "In questo rapporto c’è l’affermarsi della propria identità, il riconoscimento della propria storia ed il rifiuto di quella omologazione che tende ad uniformare e ad annullare il significato culturale degli alimenti. In questo senso il cibo è cultura".

Ha aggiunto poi "che i mercati, nella misura in cui contribuiscono a conservare e a mantenere questi saperi e questi sapori sono, nello stesso senso dei prodotti, anche cultura.
Certo, la grande distribuzione presenta grandi vantaggi economici per consumatori ed operatori del settore che non si può evitare di riconoscere. È specializzata ma, proprio per questo, non è in grado di creare rapporti diversificati tra venditori e clienti. Crea, al contrario, rapporti impersonali: ogni volta che ci rechiamo in questi luoghi tendiamo a rapportarci sempre più soltanto con dei prodotti disposti sugli scaffali e delle casse che ci appaiono spesso con code interminabili. In una parola, la grande distribuzione crea scambi senza creare cultura".

"Il mercato, invece, – ha concluso Caracciolo – è un tradizionale luogo di socialità oggetto di continui confronti, anche di natura culturale, tra persone. Persone che rappresentano mondi diversi. E rappresentano modi diversi di fare e di produrre e così mettono a confronto le diverse esperienze. I mercati, sotto questo aspetto, contribuiscono a salvaguardare un patrimonio economico, sociale e culturale straordinario fatto di eredità ricche e complesse. Il mercato presuppone un’idea forte di comunità e, nel contempo, di integrazione. Insieme alle tradizioni alimentari, contribuisce a mantenere una dimensione forte di identità; ma rappresenta il luogo dove queste tradizioni si scambiano, si contaminano le une con le altre per dare vita a rinnovati rapporti di civiltà. Si tratta di luoghi di scambio privilegiati che mettono in rapporto diverse culture, e noi ben sappiamo quanto di essi oggi ve ne sia bisogno. Valorizzare la "cultura dei mercati" è stato un impegno vostro ma è anche un impegno che con, reale determinazione, facciamo nostro in quanto politici e in quanto amministratori.


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