AMBIENTE. Allarme del WWF: “Tonno rosso del Mediterraneo rischia estinzione commerciale”
Se non si dimezzeranno le quote annuali di pesca, il tonno rosso del Mediterraneo rischia di estinguersi commercialmente. E' il messaggio lanciato on line dal WWF, in vista del Consiglio Europeo della Pesca, in programma il 16 e 17 aprile. Come confermato dagli esperti dell'ICCAT (Commissione Internazionale per la Conservazione del Tonno Atlantico), con gli attuali ritmi di pesca la specie ittica del Mare Nostrum si ridurrà in modo preoccupante, sia da punto di vista economico che ambientale.
Indispensabile dunque diminuire almeno del 50% le quote annue del pescato di ogni paese Ue. "Non è una rinuncia – spiegano gli scienziati dell'ICCAT – ma un investimento: per la natura, con la conservazione della specie e il mantenimento degli equilibri ecologici, ma anche per l'economia e il commercio mediterraneo, che potrà continuare solo se si consente allo stock di rigenerarsi e mantenersi, evitando l'estinzione ‘commerciale' del tonno".
Secondo il rapporto WWF sul tonno rosso del Mediterraneo, gravissime potrebbero essere le conseguenze delle attuali politiche sulla pesca. "Rimuovere questo grande predatore dalla catena alimentare – affermano gli ambientalisti – comporterà per esempio la proliferazione di calamari con una conseguente, drastica riduzione delle sardine, altra importante risorsa ittica del Mediterraneo. E a soffrirne di più saranno i pescatori tradizionali, dato che le grandi flotte pescherecce si sposteranno attaccando oceani e specie diverse".
I paesi europei sono i maggiori beneficiari delle quote totali assegnate, con una netta prevalenza di Spagna (5.568,21 tonnellate), Francia (5.493,65) e Italia (4.336,31), seguite da Portogallo (523.88), Malta (355.59), Grecia (287.23) e Cipro (154,68).
Servono inoltre più controlli. "Sebbene l'ICCAT – dichiara il WWF – abbia adottato mezzi per la sorveglianza dei pescherecci e si sia impegnato a promuovere misure ad hoc, allo stato attuale è impossibile avere dati completi sulla pesca del Mediterraneo e la situazione può sfuggire di mano". "L'UE può ancora scegliere – sostiene Michele Candotti, segretario generale del WWF Italia – di non far parte di questo fallimento. La gestione della pesca in Europa deve intraprendere una via nuova. E il punto di partenza è lanciare al tonno rosso un'ancora di salvezza".
Altro problema è costituito dai cosiddetti "allevamenti" di tonno. "Una pratica anti-economica -sottolinea l'associazione – e dal forte impatto ambientale: i tonni vengono catturati in mare aperto, ingabbiati, "ingrassati" quanto basta a soddisfare le richieste del mercato (con massicce quantità di alici e sardine), e successivamente ripescati. Di recente, il Comune di Cetara, importante centro per l'"allevamento" e il commercio ittico italiano, ha approvato l'installazione di nuove gabbie per l'ingrasso, un impianto al quale il WWF si è opposto fin dal 2004".
Le richieste del WWF:
agli stati europei:
- dimezzare le quote di tonno pescabile, accettando il limite di 15.000 tonnellate all'anno
- chiudere la stagione della pesca a giugno, mese più importante per la riproduzione
- non entrare nelle acque libiche che, per le obiezioni mosse alla proposta ICCAT da parte del governo locale, non sono sottoposte a regolamentazione e rischiano di essere sovrasfruttate.
ai commercianti:

- supportare il richiamo all'UE
- non acquistare tonno dai paesi che rifiutano di dimezzare le proprie quote.
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