Si è conclusa venerdì scorso la XIII Conferenza dell’Onu sul cambiamento climatico che si è tenuta a Bali. Il documento conclusivo rappresenta una buona mediazione tra interessi statunitensi e pressioni dei Paesi più poveri. L’accordo raggiunto, infatti, prevede un percorso per negoziare un nuovo accordo sul cambio climatico che sostituisca il Protocollo di Kyoto. Il ‘Kyoto 2’, che sarà negoziato nei prossimi due anni sarà firmato a Copenaghen nel 2009. Il nuovo trattato avrà effetto a partire dalla fine del 2012.

Il testo dell’accordo, proprio tenendo in conto le obiezioni degli Stati Uniti, non fa riferimento a cifre per quanto riguarda le emissioni inquinanti e la necessità di ridurle. Kyoto vincolava tutti i paesi industriali, con l’eccezione degli Stati Uniti, al taglio delle emissioni di gas serra tra il 2008 e il 2012, mentre i paesi in via di sviluppo non erano coinvolti. Il patto che uscirà dai nuovi negoziati dovrebbe essere invece vincolante per tutti i paesi a partire dal 2013.
Il tema più discusso al summit, che ha provocato prima il blocco e poi il rallentamento dei negoziati, era infatti quello della presenza o meno nella premessa del documento conclusivo del riferimento guida sui limiti delle emissioni di gas serra (20-40%) per i Paesi industrializzati entro il 2020 e delle raccomandazioni e degli scenari contenuti nell’ultimo rapporto degli scienziati del panel intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc). Il compromesso raggiunto prevede di dimezzare il livello delle emissioni inquinanti del 1990 entro il 2050, ma senza vincoli obbligatori.

LINK: Il sito della Conferenza


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