Riduzione delle emissioni di anidride carbonica, aumento dell’impiego di fonti rinnovabili, risparmio energetico. Questi alcuni dei vantaggi del CDR-Q, il Combustibile Derivato dai Rifiuti di Qualità al centro di uno studio oggi presentato a Roma da Nomisma Energia dal titolo: "Politiche energetiche e ambientali: le potenzialità del combustibile da rifiuti di qualità elevata".

L’emergenza rifiuti in Campania è il sintomo estremo di un problema che in realtà riguarda tutti i paesi industrializzati e in particolare l’Italia: nel nostro Paese dal 1995 al 2007 la produzione di rifiuti urbani è cresciuta del 27% arrivando a 33 milioni di tonnellate. L’Italia, inoltre, è uno dei paesi più arretrati in quanto destina il 60% dei propri rifiuti in discarica contro un valore europeo del 38% e dove la produzione dei rifiuti cresce a un ritmo maggiore del Pil: rispettivamente 2,1% contro 1,3% in dieci anni.

"Il problema dei rifiuti – ha detto Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia – obbliga all’adozione di una pluralità di politiche di carattere territoriale, ambientale, energetico ed economico. Il CDR-Q è un prodotto che utilizza come materia prima i rifiuti urbani appositamente trattati e provenienti da processi di raccolta differenziata a monte".

Quali i vantaggi del CDR-Q? Secondo la ricerca i benefici dell’impiego di questo combustibile riguardano la riduzione delle emissioni di CO2 di 7 milioni di tonnellate l’anno; l’aumento della produzione di elettricità da fonti rinnovabili per 2,7 TWH l’anno e un risparmio energetico di 0,33 milioni di tonnellate equivalenti petrolio l’anno nei cemetifici.

"La questione del CDR-Q – ha detto Francesco Ferrante, membro della Commissione ambiente al Senato – è paradigmatica di un modo di procedere nei confronti di una tecnologia che può dare molto. Se vogliamo raggiungere gli obiettivi che ci siamo imposti dobbiamo sfruttare tutte le possibilità che la tecnologia ci fornisce".

"Mi chiedo come mai in Italia, un paese con problemi energetici e con obiettivi di riduzione delle emissioni, non ci sia uno sviluppo di questo prodotto. Mancano adatte misure incentivanti sia a livello normativo che tariffario". Questa invece la riflessione di Corrado Clini, Direttore generale per la ricerca ambientale al Ministero dell’Ambiente, che ha definito il CDR-Q "uno dei pochi casi in cui in Italia si è verificata una convergenza tra un’iniziativa legislativa (il decreto Ronchi) e un’iniziativa tecnologico-industriale".

Della diffidenza verso la costruzione di termovalorizzatori in Italia ha invece parlato Vittorio Prodi, Parlamentare europeo: "Questa avversione è data da una profonda diffidenza verso la classe politica per quanto riguarda la correttezza delle analisi. Gli impianti di termovalorizzazione dovrebbero essere in grado di dimostrare che il conto dei vantaggi e degli svantaggi è positivo anche dal punto di vista ambientale". Contro il danno da inquinamento Prodi ha avanzato una proposta: "mitigare altre fonti di inquinamento, come quelle negli ambienti interni". E’ il caso delle fiamme libere del gas usate per le cotture dei cibi. "Una proposta di indennizzo – ha aggiunto – potrebbe essere quello di fornire parte della elettricità prodotta dall’impianto stesso per sostituire le fiamme libere con cottura elettrica".


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