Gli italiani sono nettamente contrari al nucleare. E’ quanto emerge dal sondaggio effettuato dall’IPR marketing su commissione dei Verdi. I dati del sondaggio dimostrano che a vent’anni di distanza dal referendum gli italiani non vogliono l’energia atomica.
Quest’orientamento antinucleare è ancora più chiaro quando agli intervistati viene chiesto se sono disposti a vivere vicino a un impianto nucleare. Il 70% ha risposto negativamente.

"L’incessante campagna pro nucleare in atto, portata avanti soprattutto da alcuni settori del centrodestra e da settori confindustriali – ha affermato l’associazione ambientalista Greenpeace – è basata su un approccio ideologico, sia sugli aspetti di sicurezza che su quelli economici". Infatti, "la campagna filonucleare in atto – ha sottolineato Giuseppe Onufrio, direttore delle campagne di Greenpeace Italia – punta soprattutto su supposti vantaggi economici del nucleare". Ma, secondo Giuseppe Onufrio, l’utilizzo del nucleare non porterebbe i vantaggi decantati dai filonucleari.

Onufrio chiede ai filonucleari "come mai dopo 60 anni di sviluppo di questa tecnologia, gli USA hanno dovuto introdurre forti incentivi economici, visto che nessun imprenditore privato investe in nuovi reattori da 30 anni". Incentivi introdotti dal governo statunitense per evitare un vero e proprio crollo dell’industria nucleare nel Paese. Infatti, "le recenti analisi di Moody’s – ha continuato Onufrio – mostrano come nonostante i forti incentivi Usa, in quel Paese verrà realizzata solo una o forse due centrali entro il 2015".
"Questo anche perchè – ha concluso Onufrio – i costi sono più che doppi rispetto a quanto racconta l’industria".

Alla questione degli aspetti economici del nucleare va ad aggiungersi a quella della gestione di lungo termine che dopo 60 anni non è stata ancora risolta. Ad ammeterlo è proprio il filonucleare Alan Greenspan che nel suo ultimo libro ("L’età della turbolenza") riconosce che i reattori "intrinsecamente sicuri" non esistono ancora e che i primi esempi di IV generazione sono attesi non prima del 2025.

 

Scarica il rapporto sulla questione degli aspetti economici del nucleare di Greenpeace


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