Evitare il rischio, denunciato già da molti scienziati, di un aumento della temperatura terrestre superiore a 2˚C rispetto al periodo pre-industriale. E’ questo l’impegno alla base della conferenza internazionale sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, aperta ieri a Bali e che andrà avanti fino al 14 dicembre. Oltre 180 paesi cercheranno di trovare l’accordo per il post Kyoto-2012, dopo la mancata ratifica del protocollo da parte di tutti i principali attori internazionali, Stati Uniti in testa. Bali potrebbe segnare "il ritorno ad un approccio multilaterale", ha dichiarato l’eurodeputato italiano Guido Sacconi del gruppo socialista (PSE, IT, presidente della commissione parlamentare temporanea sul cambiamento climatico. L’Europa avrà l’opportunità di dimostrare la serietà degli impegni assunti e la determinazione per un accordo di massima che sia efficace in termini di riduzione ma anche equo con i paesi in via di sviluppo – ha aggiunto Sacconi – Il gigante economico dimostrerà la sua forza politica quando si esprime con una unica voce".

Ed è proprio questa la strategia che si cercherà di delineare: un quadro di protezione su scala internazionale e una "roadmap" per fissare gli impegni per il futuro. Il Parlamento europeo invierà, dall’11 al 14 dicembre, una delegazione di 20 deputati che lavorerà a contatto con la Commissione e il Consiglio e porterà avanti le richieste esplicitate nella risoluzione adottata il 15 novembre scorso. Il Parlamento europeo ha chiesto a tutti i paesi industrializzati "un accordo vincolante in termini di emissioni e il taglio fino al 50% dei gas a effetto serra entro il 2050", ritenendo fondamentale fermare l’incremento delle emissioni nell’atmosfera il più presto possibile.

L’eurodeputato spagnolo Alejo Vidal-Quadras del partito popolare europeo, capo delegazione della missione in Indonesia ha ricordato l’importanza dell’evento che si svolge proprio in una delle zone "più colpite dai disastri naturali causati dal cambiamento climatico". "Il dopo Kyoto – fa notare – è dietro l’angolo, dobbiamo trovare una soluzione che includa sì tutti i paesi industrializzati ma anche le economie emergenti".
La deputata svedese Lena Ek, del gruppo dell’alleanza dei democratici e dei liberali per l’Europa, sottolinea l’importanza del sostegno da dare ai paesi in via di sviluppo. "Un sostegno finanziario e un aiuto per utilizzare le nuove tecnologie". Un primo segnale positivo arriva dallo stop imposto alla deforestazione, anche se molti boschi continuano ad essere abbattuti.

La deputata irlandese Liam Aylward, del gruppo unione per l’Europa delle nazioni e vicepresidente della commissione temporanea sul cambiamento climatico, è d’accordo sul vincolare "gli attori più importanti a livello internazionale, sia quelli industrializzati che quelli in via di sviluppo, per un accordo condiviso sul dopo 2012". Bisogna lanciare i negoziati entro il 2009 e la deputata si impegna a tenere alta l’attenzione sul tema della desertificazione, per salvare i polmoni del mondo che assorbono l’anidride carbonica, e sono fondamentali alla conservazione della biodiversità. "Il punto di partenza – conclude la deputata tedesca Rebecca Harmas, del gruppo verde – è il principio dell’equità climatica con uguali emissioni per ciascuno".

LINK : Risultati positivi raggiunti dall’UE, nuovi impegni per il dopo Kyoto


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