Impegnarsi affinché il testo del REACH esca rafforzato da questo passaggio, a tutto vantaggio delle istanze di salute e sicurezza sul lavoro dei propri cittadini. Questo l’appello lanciato ieri da un cartello di associazioni (Movimento Difesa del Cittadino, Associazione ambiente e lavoro, AMICA, Greenpeace, legambiente, Altroconsumo, Green cross, Medicina Democratica, IRES, ISSI, WWF, CGIL, VAS) in una lettera ai ministri della attività produttive, della salute e dell’ambiente. Oggi, infatti, è prevista la votazione per il regolamento in sede europea in Consiglio Competitività.

In particolare le associazioni, che attraverso i propri siti internet hanno raccolto decine di migliaia di adesioni agli appelli in favore di un Regolamento europeo più severo in materia di sostanze chimiche, chiedono di sostenere il principio di sostituzione così com’è stato adottato dal Parlamento Europeo, ma soprattutto di introdurre l’obbligo per le aziende di fornire informazioni sulla salute e la sicurezza per migliaia di sostanze chimiche.

A seguito dell’ultimo incontro con le associazioni – si legge nella lettera – la posizione dell’Italia pare fortemente sbilanciata in favore degli interessi economici e di mercato della grande industria, a discapito della salute dei cittadini, dei consumatori, dei lavoratori, dell’ambiente e delle piccole e medie imprese. Le associazioni temono, in particolare, che si stiano facendo troppe concessioni, diminuendo per esempio i passaggi richiesti per registrare le sostanze. La registrazione rappresenta la primao fase del sistema REACH e non avere le informazioni di base sulla sicurezza dei composti significa non consentire l’identificazione delle sostanze pericolose e, quindi, avviare la loro sostituzione con alternative più sicure.

Inoltre, sembra che l’Italia non voglia sostenere il periodo di revisione di 5 anni proposto da alcuni governi all’interno della autorizzazione delle sostanze altamente pericolose. Questo periodo – in cui si concede ancora all’industria di usare tali composti – dovrebbe infatti spingere l’azienda ad investire di più nella ricerca delle alternative più sicure per uomo, lavoratori e ambiente.

Le associazioni sottolineano inoltre come il debole compromesso sui composti chimici prodotti in volumi ridotti (da 1 a 10 tonnellate l’anno), adottato dalla Commissione sotto la forte pressione delle industrie, fa sì che non vengano fornite sufficienti informazioni sulla sicurezza dei prodotti. Il recente caso dell’ITX rinvenuto nelle confezioni di latte in Italia è un esempio lampante della carenza dati rispetto alle tante sostanze oggi in commercio.

L’approvazione del Reach – conclude la lettera – può costituire per l’Italia una importante e positiva occasione per lo favorire sviluppo economico e compatibile, l’occupazione qualificata e le stesse prospettive di competitività italiana a livello mondiale. Ciò, in particolare, se saranno attivate politiche di promozione e sostegno alla ricerca italiana, anche attraverso il coordinamento dei molti importanti centri di ricerca, pubblici e privati, tuttora esistenti in Italia, nonostante perduranti insicurezze di prospettive, scarsità di mezzi e conseguente "fuga dei cervelli".


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