AMBIENTE. Roma, la strategia di Kyoto a un bivio essenziale
Il collegamento sempre più significativo tra ambiente e crescita economica impone con sempre maggiore evidenza di mettere al centro del dibattito politico il tema della lotta ai cambiamenti climatici. Sappiamo poco sulla relazione tra emissioni di gas-serra causata dall’uomo e l’aumento della temperatura e forse ancora meno sugli effetti climatici causati dalle variazioni termiche ; la terra si sta surriscaldando troppo velocemente e non è da escludere che fenomeni di desertificazione (nel lungo periodo) potrebbero interessare vaste aree del pianeta compreso il bacino mediterraneo. Queste le osservazioni al primo Convegno pubblico dell’Istituto per la Competitività (I-com), svoltosi oggi a Roma presso la Camera dei Deputati che ha fatto emergere la necessità di sviluppare politiche settoriali in grado di conciliare competitività industriale e rispetto per l’ambiente.
Dal futuro del Protocollo di Kyoto dopo il 2012 agli obiettivi di riduzione obbligatoria dell’emissione dei gas-serra attraverso l’utilizzo di meccanismi flessibili quali emission trading (scambio di diritti di emissione), joint implementation (progetti di cooperazione nei Paesi dell’Est Europa), clean development (progetti di cooperazione nei Paesi in via di sviluppo). Questi gli altri argomenti su cui si è discusso e su cui non sono mancati pareri contrastanti.
"E’ necessario analizzare con cura le singole situazioni: per un’azienda che ha già effettuato grandi investimenti, sarebbe controproducente imporre ulteriori carichi eccessivi" ha detto Pasquale De Vita (Presidente di Unione Petrolifera) riferendosi "al carattere estremamente incoerente e punitivo dell’allocazione ricevuta dalla società petrolifera nel primo periodo di emission trading".
Per il Ministro Alfonso Pecoraio Scanio "bisogna lavorare affinché ogni componente del mondo economico acquisisca consapevolezza della situazione; ci vuole serietà e coerenza soprattutto nello sviluppo di un piano regolatore che favorisca un taglio radicale delle emissioni". "E’ inoltre necessario -continua il titolare del dicastero- entrare in regola in ambito comunitario riallineandosi ai parametri richiesti dall’Unione Europea. In un mix da stabilire trovino posto da una triplice prospettiva (internazionale, comunitaria e nazionale) sia l’allargamento dei confini temporali e geografici del processo di riduzione delle emissioni, sia gli impegni obbligatori e verificabili. Aumentino gli investimenti R&D (ricerca e sviluppo) e i controlli periodici sulla loro efficacia".

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