Il governo cinese ha intenzione di ripristinare il commercio di parti o prodotti di tigri allevate nelle "Tigers farms", ma il WWF non ci sta: "Sarebbe un grave rischio per una specie in forte difficoltà, salviamo le ultime 5.000 tigri". L’uccisione delle tigri allevate in cattività, per ricavarne prodotti della medicina tradizionale, costituisce un grave rischio per tutta la specie. E’ la denuncia di WWF e TRAFFIC, il network creato da WWF e IUCN (l’Unione Mondiale per la Conservazione) impegnato nel controllo sul traffico di animali selvatici.

"Questo potrebbe essere l’atto conclusivo per condurre la tigre all’estinzione finale. La nostra preoccupazione che i bracconieri, che vivono in prossimità delle ultime popolazioni selvatiche di tigri, possano ucciderle per alimentare il mercato illegale che si svilupperà ai margini di questo nuovo commercio legale", sostiene Susan Lieberman, Direttore WWF Global Species Programme. L’apertura del commercio- si legge nella nota- darebbe inoltre un segnale negativo al consumatore, che potrebbe ritenere accettabile acquistare parti della tigre, come le ossa nella Cina orientale e la pelle in quella occidentale.

Il numero di tigri nel mondo si attesta attualmente intorno ai 5.000 esemplari (minimo storico). Il bando del commercio nazionale in Cina nel 1993 aveva dato speranze per la conservazione della specie, frenando la domanda di prodotti di tigre anche da India, Nepal, Indonesia e Bhutan.

"Se questo progetto fosse attuato annullerebbe tutto l’eccellente lavoro svolto dal governo cinese negli ultimi 12 anni", dice Steven Broad, Direttore esecutivo del TRAFFIC International. "La Cina in passato ha rappresentato un esempio positivo imponendo dure sanzioni alla criminalità sul commercio di specie selvatiche e garantendo adeguate misure repressive. Un simile passo indietro manca di ogni senso logico, in particolar modo considerando le possibili alternative nella medicina tradizionale".

Il WWF denuncia inoltre che nella regione autonoma del Tibet in forte crescita la richiesta di pelli di tigre, che conduce ad un notevole incremento del relativo mercato illegale. Il WWF ed il TRAFFIC- riferisce la nota- sono in contatto con la autorità della regione con l’intento di frenare la domanda di pelli ed altre parti dei grandi felini asiatici e per rafforzare i controlli lungo le principali rotte del commercio illegale asiatico.


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