BANCHE. ABI: 1 mln 400 mila clienti fra i migranti, nel 2006 rimesse per 4,35 miliardi di euro
Gli immigrati che hanno un conto corrente in banca sono un milione e 400 mila, 352 mila in più in due anni. Aumentano le rimesse, ovvero il flusso di denaro inviato verso i paesi di provenienza: nel 2006 sono state pari a 4,35 miliardi di euro, con una media di 1900 euro a migrante e un dato complessivo di 10,9 miliardi di euro nel periodo compreso fra il 2004 e il 2006. I migranti sono sempre più "bancarizzati" e parte attiva dei circuiti finanziari. È quanto emerge dalla ricerca ABI – CeSPI sull’Analisi dei bisogni finanziari e assicurativi degli immigrati in Italia, presentata oggi al Forum sulla Responsabilità sociale d’impresa. Due in particolare le indagini: una riguarda l’offerta delle banche e l’altra fotografa la domanda e i bisogni finanziari dei migranti.
I migranti con conto corrente sono passati da 1.058.000 a 1.410.000 in due anni, con un aumento di 352.000. Si è passati dunque dal 60% al 67% del totale delle persone provenienti dai paesi non OCSE. A incidere sul ricorso alla banca sono soprattutto il territorio di residenza, il paese di origine e il tempo di permanenza in Italia. Così a Milano ha rapporti con la banca il 71,3% dei migranti, a Roma il 52,6 ed a Palermo il 38%. La residenza incide anche nelle stesse comunità nazionali: così nella comunità del Marocco sono "bancarizzati" per il 79,2% a Milano e per il 41,3% a Palermo, mentre i rumeni che hanno rapporti con le banche a Milano sono il 71,2%, rispetto al 51,1% di Perugia e al 45,3% di Roma.
Fra le diverse comunità, quelle che hanno più rapporti con le banche sono Ecuadoriani (73,1%), Albanesi (67,4%), Egiziani (62,8%), Senegalesi (59,3%), Ghanesi (57,7%) e Marocchini (55,7%). Gli uomini titolari di conto corrente sono il 60,4%, mentre le donne il 50,4%. Ma il quadro cambia quanto la presenza femminile diventa più forte: nella comunità ecuadoriana e rumena la bancarizzazione femminile è superiore rispettivamente del 9% e del 4% a quella maschile. Più si resta in Italia più si entra in relazione con la banca: l’indice di bancarizzazione – rileva l’indagine – è superiore alla media in caso di lavoro dipendente a tempo indeterminato (70,5%), di lavoro autonomo regolare (69,6%) e di contratto a progetto (67,7%). Fra i motivi che spingono a rivolgersi alla banca ci sono infatti la necessità di accreditare lo stipendio da parte del datore di lavoro (52,3%), seguita dal desiderio di mettere al sicuro il denaro (40,9%) e dall’opportunità di risparmiare (39%).
Quali dunque i servizi bancari? Oltre l’80% dei migranti intervistati usa il conto corrente, il 65% il bancomat e circa il 40% i servizi di accreditamento dello stipendio e addebito sul conto delle utenze. I prodotti collegati al credito, come mutui e prestiti personali, sono utilizzati dal 23% dei migranti e circa il 20% fa uso degli assegni bancari e del libretto di risparmio.
Mutui e prestiti personalisono alla base della richiesta di credito: il 90% di chi ha chiesto un mutuo è andato in banca, e in banca è stato attivato il 41% dei prestiti personali. Il 54% degli intervistati ha attivato un finanziamento con una banca, il 27% con una finanziaria, il 12% è ricorso ad amici e parenti.
Nel 2006 le rimesse dall’Italia sono state pari a 4,35 miliardi di euro secondo i dati UIC, con una media di 1.900 euro a migrante. La Romania è il primo paese di destinazione delle rimesse dall’Italia con oltre 770 milioni di euro. Seguono la Cina con circa 700 milioni, le Filippine con 500 milioni, il Marocco con circa 290 milioni, il Senegal con 200 milioni. L’ammontare delle rimesse inviate in Albania è pari a 138 milioni di euro, mentre sono stati inviati in Bangladesh ed Ecuador circa 100 milioni di euro. Il 77,6% dei migranti invia dunque denaro nel Paese di origine, il 63,9% almeno ogni due o tre mesi e il 38,4% almeno una volta al mese , con cifre comprese fra i 101 e 300 euro per oltre la metà dei casi. Le rimesse sono particolarmente diffuse anche fra coloro che risiedono stabilmente in Italia: l’80% degli immigrati con un’anzianità migratoria di oltre dieci anni continua ad inviare rimesse nel Paese di origine.