Class action, la voce dei Consumatori in piazza
Sono scesi in piazza per chiedere che sia approvato il testo sulla class action e ribadire il diritto dei consumatori a una maggiore tutela attraverso l’azione collettiva: oggi pomeriggio, davanti Montecitorio, le associazioni dei Consumatori del Consiglio Nazionale dei Consumatori e Utenti (Acu, Adiconsum, Adoc, Adusbef, Assoutenti, Casa del Consumatore, Centro Tutela Consumatori Utenti, Cittadinanzattiva, Codici, Confconsumatori, Federconsumatori, Lega Consumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino e Unione Nazionale Consumatori) sono scese in piazza e hanno organizzato un presidio per sollecitare l’approvazione della class action in Finanziaria, evitando rinvii che rischierebbero di portare alla cancellazione del provvedimento, e per resistere dunque alle pressioni di imprese e Confindustria.
Alla manifestazione è intervenuto Elio Lannutti, presidente dell’Adusbef, che spiega come ragione della manifestazione sia "per impedire l’ennesimo scippo da parte dei potentati e anche da parte dell’attuale opposizione che afferma che questa azione di classe sarebbe un obbrobrio giuridico e che la loro azione di classe, quella approvata alla Camera, sarebbe la migliore possibile. Peccato che pur avendo una maggioranza bulgara al Senato non l’abbiano approvata. Noi ringraziamo Bordon e Manzione, anche l’Unione, per aver approvato al Senato una buona base di partenza, che non può essere espunta dalla Finanziaria perché il Governo ci perderebbe la faccia. C’è una crisi della politica, c’è il vento dell’antipolitica, non possono più permettersi di prendere in giro milioni di famiglie già molto arrabbiate, un milione di risparmiatori truffati dalle banche. Anche Confindustria, ci dispiace per questo atteggiamento: anche Montezemolo in questa fase sa dire solo no e non si capisce di cosa Confindustria debba avere paura. Questo è un modello che può essere migliorato ma può essere un grande deterrente contro i professionisti della truffa". E dove è migliorabile? "Se vogliono il filtro del giudice non ci sono problemi – commenta Lannutti – però deve essere approvata anche in Italia la tutela collettiva".
Class action "all’amatriciana"? Risponde Giustino Trincia, vice segretario di Cittadinanzattiva: "Detto da Confindustria è quasi un complimento, non fosse altro per l’abilità con cui le aziende e Confindustria si presentano puntualmente in occasione della Finanziaria per usufruire di benefici di vario genere. In realtà è una volontà politica che c’è dietro molto importante, che serve a dotare i cittadini consumatori di strumenti più efficaci ai tanti soprusi e alle tante vessazioni che stanno aumentando nel mercato in tantissimi settori. Siamo qui per questo, anche per migliorarla se necessario, se è possibile, ma soprattutto per dotare il Paese di un elemento di modernità. Di questo si tratta". Dov’è che la class action può essere migliorata? "Da un lato, con una valutazione preventiva da parte del giudice sulla legittimazione e sulla fondatezza dell’azione stessa, questo anche per non creare illusioni e strumentalizzazioni. In secondo luogo può essere migliorata perché, laddove il giudice condanni un’impresa a pagare un risarcimento e questo risarcimento non venga pagato dall’impresa, ci sia la possibilità di considerare il giudizio del giudice come atto in sede legale. Questo consentirebbe di evitare il nuovo intervento da parte degli avvocati e via di seguito, quindi un elemento di semplificazione. Penso infine che sarebbe importante anche introdurre criteri di verifica della legittimità di quelle associazioni che non siano dei consumatori, per attivare l’azione collettiva".
Massimiliano Dona, segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori, commenta: "Siamo qui per essere certi che la class action non resti impantanata. Siamo d’accordo con alcuni degli emendamenti proposti, ma non quelli che la vogliono far affondare. In particolare l’idea di un filtro all’azione non ci trova contrari, per verificare che siano effettivamente fondate le pretese portate all’attenzione dei giudici. Credo poi che un preliminare esame di un giudice favorevole sull’ammissibilità di un’azione possa essere anche utile da spendere come potere contrattuale in una futura trattativa con l’azienda, senza aspettare necessariamente i dieci anni di un processo che effettivamente sono un tempo lungo. Vogliamo essere ottimisti, la class action sembra a portata di mano, speriamo che non ce la sottraggano all’ultimo momento soprattutto perché è una richiesta della gente, non delle associazioni dei consumatori ma della gente". "Le associazioni dei consumatori sono già riconosciute per legge dal codice del consumo, per loro non deve essere necessario alcun ulteriore approfondimento – aggiunge Dona – Siamo altresì disponibili a consentire azioni collettive ad altri soggetti, purché la legge stabilisca requisiti ulteriormente o parimenti severe rispetto a quelle cui sono soggette le associazioni dei consumatori, in modo da esser certi che siano tutti serie le azioni che saranno proposte".
"Siamo qui davanti a Montecitorio per vigilare e controllare che non ci sia uno scippo – commenta Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori – Se qualcuno vuol metterci le mani lo si può fare eventualmente dopo che sia stato immesso nel nostro ordinamento questa formidabile norma giuridica. Noi siamo qui a vigilare e controllare".
Un vademecum in dieci punti per chiarire valore e applicazione dell’azione collettiva: è quanto approntato dall’Adiconsum. A fronte delle affermazioni di Confindustria per la quale la class action sarebbe un attacco alle imprese, Adiconsum risponde: "Chi afferma queste sciocchezze è privo di buonsenso e sta facendo informazione ingannevole. L’azione collettiva oggi è già operativa in numerosi Paesi dell’Unione europea (Portogallo, Francia, Inghilterra, Grecia, Germania, ecc.) e non ha provocato alcun disastro nei confronti delle imprese né fughe dei capitali multinazionali". "L’azione collettiva – precisa ancora Adiconsum – è contro l’illegalità, i comportamenti vessatori e le truffe attuate nei confronti dei consumatori. Solo le imprese che non si comportano in modo corretto devono temere l’azione collettiva". E dunque i miglioramenti "sono sempre possibili" ma in questa fase c’è il rischio che gli emendamenti abbiano l’unico obiettivo di accantonare la class action. "Per questo le associazioni dei consumatori dicono che i correttivi si possono apportare nel Regolamento attuativo".