Il verdetto del panel WTO, che ha accolto il ricorso presentato dal Brasile e Thailandia contro il regolamento dell’Unione europea che limitava le importazioni di carni avicole da questi Paesi, rischia di destabilizzare il mercato interno, già caratterizzato da una situazione di intrinseca fragilità.

"L’Unione europea deve intervenire tempestivamente – ha affermato il presidente della Confagricoltura Vecchioni – per salvaguardare i nostri allevatori e tutelare i consumatori. Bene ha fatto la Commissione a dichiarare che intende subito presentare un appello alla sentenza."

Confagricoltura ricorda che, giocando su ambigue disposizioni sancite dall’accordo GATT del 1994, Brasile e Thailandia hanno potuto esportare per molti anni volumi crescenti di carni di pollame in salamoia e congelate, beneficiando di prelievi alle importazioni assai contenuti.

Il regolamento comunitario 1223 del 2002 ha posto fine a tale ambiguità ed ha bloccato l’espansione crescente delle importazioni europee di carni in salamoia, che erano passate dalle 3000 tonnellate del 1996 alle 400.000 tonnellate del 2001.

Confagricoltura ribadisce la necessità di utilizzare una classificazione delle merci di importazione rigorosa e trasparente, che fornisca al consumatore le necessarie garanzie di sicurezza alimentare, origine del prodotto, qualità e tecnologia produttiva.

"Gli allevatori avicoli italiani ed europei – ha dichiarato Vecchioni – sono assoggettati a normative precise e severe in termini di benessere degli animali, sanità e salubrità".

Le regole sull’igiene dei prodotti alimentari e le procedure dell’HACCP e della rintracciabilità garantiscono alla nostra produzione avicola il massimo livello di sicurezza alimentare. Allo stesso tempo i sistemi di allevamento e di alimentazione utilizzati dai nostri allevatori esaltano le caratteristiche qualitative dei nostri prodotti.

"Vorremmo – conclude Vecchioni – che tutto questo fosse riconosciuto e tutelato dall’Unione europea e dagli organismi internazionali come il WTO".


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