"Viviamo in un’epoca in cui i consumatori sono attenti all’etica che guida i comportamenti delle grandi imprese considerandola una degli elementi della qualità del prodotto o del servizio in grado di determinare la loro scelta". Così esordisce Nicoletta Fiorucci, presidente di Anima, che ha avuto il compito di aprire i lavori del convegno "Responsabilità sociale e sviluppo: una proposta di legge, un’idea di futuro" che si è tenuto questa mattina a Roma.

L’iniziativa organizzata da Legambiente, Anima e Fondazione per la Sussidiarietà è stata l’occasione per riflettere su come le buone pratiche di responsabilità sociale possono influire sul nostro futuro e sulla competitività delle nostre aziende nonché per analizzare con l’ausilio del suo promotore – il deputato Ermete Realacci – una proposta di legge sulle prospettive di sviluppo della CSR nel tessuto economico, sociale e culturale del nostro Paese.

Diversi i punti salienti della proposta messi in luce dai partecipanti al convegno: dall’istituzione dell’Autorità per la responsabilità sociale delle imprese al tentativo di introduzione di un sistema embrionale sanzionatorio. Ma analizziamo alcuni degli articoli della proposta n.4794:

  • definizione della RSI: ai fini delle legge si intende per "responsabilità sociale delle imprese, l’integrazione volontaria da parte delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate di finalità di tutela degli interessi sociali ed ecologici";
  • istituzione dell’Autorità per la responsabilità sociale delle imprese con i compiti, tra li altri, di stabilire gli indicatori di tipo quantitativo e qualitativo per la definizione dei comportamenti socialmente responsabili; predisporre gli strumenti per accertare l’impatto sociale e ambientale delle imprese su tutta la filiera produttiva e per valutare i risultati delle iniziative socialmente responsabili dalle stesse messe in atto; diffondere tra le imprese la cultura della responsabilità sociale; promuovere la conoscenza da parte dell’opinione pubblica delle iniziative socialmente responsabili; elaborare un codice di condotta; selezionare i progetti da ammettere;
  • istituzione del Forum consultivo: l’autorità è coadiuvata, nell’esercizio delle sue funzioni, da un Forum composto da 25 esperti tra cui tre rappresentanti del CNCU con funzioni consultive dell’autorità stessa;
  • incentivi: introduzione di un contributo nella forma di credito di imposta per le spese relative a progetti diretti allo sviluppo di tecnologie produttive pulite, ad agevolare l’accesso alle sedi dell’azienda a persone disabili, alla tutela ambientale e per l’adozione di procedure di conciliazione nel contenzioso tra aziende e consumatori o utenti;
  • istituzione nazionale sul dumping sociale al fine di fornire l’adeguato supporto informativo e di conoscenza del fenomeno.

Non ha mancato di dissentire su alcuni punti del provvedimento il Ministro del Welfare, Roberto Maroni, sottolineando le proprie perplessità circa il sistema dell’incentivazione fiscale "che rischierebbe – per dirla con le parole del ministro – di far scemare la volontarietà, più volte citata nella proposta di legge, che deve necessariamente animare le scelte socialmente responsabili delle imprese".


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