ECONOMIA. Privatizzazioni: CGIL, riqualificare poteri CIPE
I poteri attuali del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) vanno riqualificati, così come si dovrà ripensare ai poteri di indirizzo dei Ministeri. Lo sostiene la CGIL e il suo Istituto di Ricerca (Ires) in un documento illustrato oggi a Roma nel corso di una conferenza stampa alla presenza del segretario generale del Sindacato di Corso d’Italia Guglielmo Epifani. Per il Sindacato si deve rispondere alla domanda sulla possibilità di identificare un’area propria di indirizzo e programmazione, relativamente alla questione delle privatizzazioni.
Per ogni settore, secondo la CGIL va valutato il contributo di una politica della domanda pubblica a quelle di settore e alla politica industriale. Non dimenticando l’impatto macroeconomico delle politiche di investimento, i sistemi tariffari, i canoni di concessione, le politiche dei prezzi sull’inflazione e sulla crescita economica. Inoltre la CGIL propone che la segreteria del CIPE diventi una vera e propria Agenzia tecnica.
Nel documento illustrato ai giornalisti emerge con chiarezza come la politica delle privatizzazioni, lanciata nel 1992 con Giuliano Amato premier, abbia contribuito a risanare le casse dello Stato. In particolare nel 2004 il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha visto incassare dalla vendita dell’Enel 7,5 mld di euro. I settori maggiormente ritenuti appetibili agli investitori sono quelli legati alle utilities. Un esempio che viene rispettato anche in paesi europei come il Regno Unito, la Spagna e la Francia.
Il rapporto dell’Ires e della CGIL inoltre, considera importanti i processi di privatizzazione legati alle TLC. In questo caso, viene fatto notare, resta un problema alla soluzione adottata, che è quella di privatizzare l’operatore nazionale lasciando operativa una struttura "verticalmente integrata" creando così – come fa notare anche l’Antitrust – condizioni di "monopolio di rete" con il rischio di un uso strumentale dei "diritti di passaggio" per ostacolare la concorrenza nei mercati. Per questo l’Antitrust ribadisce che la separazione e la regolazione non possono essere divise. In Italia, sempre nel campo delle utilities ENI ed ENEL per quello che rappresentano per il mercato italiano sono considerate due grosse aziende le cui azioni cedute in Borsa gradiranno sempre più le partecipazioni degli investitori.

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