Le bollette della luce delle famiglie italiane sono "attese" crescere del 3% dal primo gennaio prossimo con un impatto di 10 euro in più l’anno. In arrivo quindi una nuova stangata – prevista dal Rie (Ricerche Energetiche Industriali) – che potrebbe essere ancora più pesante per il sistema delle imprese: "per l’industria – stima l’istituto – l’aumento potrebbe essere molto marcato, pari al 14%-15%"."In base agli ultimi dati disponibili a tutto novembre 2005 – ha spiegato l’esperto tariffario del Rie, Davide Tabarelli , presentando uno studio sui costi dell’elettricità – le tariffe elettriche al settore residenziale sono attese ad un aumento dell’ordine del 3% a partire dal primo gennaio" del prossimo anno. Per una famiglia tipo – con una potenza installata di 3 kw e consumi mensili pari a 225 chilowattora – si tratta di un aumento "intorno agli 1,5 euro a bimestre" il che vorrà dire un maggiore spesa annuale per le bollette della luce pari "a 10 euro l’anno".

Tabarelli ha spiegato che il sistema della generazione elettrica italiana è troppo sbilanciato su petrolio e gas – legati alla volatilità delle quotazioni internazionali del greggio – da cui dipende per il 62% ed ha sottolineato che se ci fosse un maggior ricorso al carbone (al 50% della produzione) l’aumento per le famiglie "si ridimensionerebbe di 3 euro" l’anno. Un forte impatto sulle tariffe è atteso dal primo gennaio anche per il sistema industriale italiano, penalizzato da un gap di competitività sul fronte dei costi energetici: per "l’industria, i cui prezzi sono in buona parte legati al ‘parametro combustibili, l’aumento che si profila all’inizio del 2006 è del 14%". Un incremento che – nel caso di un maggiore ricorso al carbone – si sarebbe invece fermato "all’8%".

Secondo il Rie, l’Italia ha pagato, negli ultimi 8 anni, 72 miliardi di maggiori costi per le tariffe elettriche, per scelte nel mix di produzione che hanno visto il paese dipendere appunto per il 62%da fonti, gas e petrolio: nel solo 2004 si è tradotto in 8,5 miliardi di euro, pari allo 0,6% del Pil.


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