Non devono essere i consumatori a pagare l’equo compenso! E’ quanto chiede Altroconsumo, insieme ad altre 8 associazioni di consumatori (Movimento Difesa del Cittadino, Assoutenti, Adiconsum, Cittadinanzattiva, Casa del Consumatore, Lega Consumatori, Centro Tutela Consumatori Utenti, Unione Nazionale Consumatori) in una formale diffida inviata alle Aziende che avevano promosso il ricorso al Tar. Nella diffida le Associazioni chiedono:
– in attesa del giudizio del Tar, di non aumentare i prezzi dei prodotti e supporti su cui grava l’equo compenso;
– di fare in modo che i consumatori, al momento dell’acquisto degli apparecchi e dei supporti di cui si discute, siano informati e messi a conoscenza di quale sia la parte del prezzo direttamente imputabile all’equo compenso;
– di impegnarsi formalmente, nel caso in cui il decreto fosse annullato dall’autorità giudiziaria, a rimborsare i consumatorii.

L’equo compenso è stato introdotto con un decreto voluto dal ministro dei Beni e delle attività culturali Sandro Bondi il 30 dicembre 2009: esso aggiorna ed estende il cosiddetto "equo compenso": una somma che i produttori di beni tecnologici devono versare a Siae, a "compenso" della copia privata.

PDF: La diffida


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