Da lunedì 19 novembre i cittadini rischiano di dover pagare tutti i medicinali di tasca propria. È la protesta annunciata oggi dai farmacisti titolari di fronte ai provvedimenti previsti dalla terza lenzuolata di liberalizzazioni e alla possibilità, prevista dall’art. 2 del ddl Bersani-ter, di vendere i medicinali con ricetta medica anche nelle parafarmacie e nella grande distribuzione. L’annuncio è stato dato nel corso della presentazione delle conclusioni del tavolo tecnico sul servizio farmaceutico fatta da Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (F.O.F.I.), da Federfarma (Federazione nazionale unitaria titolari di farmacia italiani) e da Assofarm (Federazione delle farmacie comunali). Al tavolo tecnico, istituito presso il Ministero della Salute, hanno partecipato anche rappresentanti delle Regioni e del Ministero dello Sviluppo Economico.

Secondo Giorgio Siri, presidente di Federfarma, "qualcuno all’interno del Governo" sembra "volere una deregolamentazione selvaggia": "Questo vorrebbe dire fare carta straccia della convenzione farmaceutica, cioè dell’accordo che consente ai cittadini di ritirare i farmaci del SSN gratuitamente in farmacia. Se il Governo non mostrerà di volere procedere sulla via tracciata dal tavolo tecnico, saremo costretti nostro malgrado a prendere atto della decisione unilaterale dello Stato di disdire la convenzione farmaceutica. Di conseguenza, da lunedì 19 novembre, i cittadini dovrebbero pagare le medicine di tasca propria". Per Venanzio Gizzi, presidente di Assofarm, "la fuoriuscita dei farmaci con ricetta medica dalla farmacia significa dissestare il sistema e andare incontro a non so quale deriva e ad ulteriori ipotesi di ammodernamento sbagliate". "L’articolo 2 del disegno di legge Bersani-ter (la cosiddetta terza lenzuolata), nel prevedere la possibilità di vendere nei supermercati e nelle parafarmacie anche i medicinali con ricetta medica, se approvato, determinerebbe uno stravolgimento del sistema – ha commentato – Le farmacie non sarebbero certamente in grado di garantire servizi aggiuntivi, ma forse non sarebbe loro più possibile garantire le prestazioni attuali (pronta disponibilità di tutti i farmaci, prenotazione di visite ed esami, consegna a domicilio, ecc.)". Per il presidente di Federfarma nella grande distribuzione "il farmacista è stato messo nell’ottica di approvare gli altri provvedimenti" e dunque rappresenta uno "specchietto per le allodole" in quanto, in questo modo, ci sono state aperture "dove era commercialmente interessante" e in modo che "qualsiasi attività poteva aprire col silenzio assenso".

Quali sono le proposte delle farmacie emerse dal tavolo tecnico? A breve, sostengono F.O.F.I., Federfarma e Assofarm, potrebbero essere aperte in Italia circa 2.000-2.200 nuove farmacie che porterebbero il numero complessivo delle farmacie a circa ventimila. Nelle proposte c’è la "riduzione del numero di abitanti necessario per l’apertura di una farmacia": "Il tavolo propone di consentire in tutti i Comuni (indipendentemente dal numero dei residenti) l’apertura di una farmacia ogni 3.800 abitanti". C’è inoltre la "possibilità di aprire una farmacia anche senza rispettare il requisito del numero minino di abitanti, nel caso la farmacia più vicina sia difficilmente raggiungibile": da applicare nei nuclei con almeno mille abitanti, la nuova farmacia dovrebbe essere situata ad almeno 1.500 metri di distanza. Fra le proposte c’è inoltre l’apertura di farmacie negli aeroporti, nelle principali stazioni ferroviarie, nei grandi snodi autostradali e nei grandi centri commerciali.

Il tavolo propone inoltre di snellire le modalità di assegnazione delle nuove farmacie e di "introdurre un metodo di assegnazione basato solo sui titoli dei candidati. Il primo concorso, dopo l’entrata in vigore della nuova normativa, verrebbe riservato esclusivamente ai farmacisti non titolari e ai farmacisti rurali sussidiati", cioè i titolari situati nei centri con meno di 3.000 abitanti. Il tavolo propone, oltre all’introduzione di maggiore flessibilità negli orari di apertura, anche la "eliminazione, a cura dell’AIFA entro tre mesi, dell’obbligo di ricetta medica per i farmaci di uso consolidato e che danno sufficienti garanzie di sicurezza, al fine di ampliare la gamma di medicinali che possono essere venduti nelle parafarmacie e nei supermercati".


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