La Toscana è una regione destinata a diventare astemia. Secondo l’assessore alle attività produttive Silvano Gori potrebbe essere questa la conseguenza ultima della nuova legge regionale toscana che vara il nuovo Testo unico del commercio. La nuova legge infatti vieta la somministrazione di bevande alcoliche di qualsiasi gradazione "negli esercizi operanti nell’ambito di impianti sportivi, fiere, complessi di attrazione dello spettacolo viaggiante installati con carattere temporaneo, nonché nell’ambito di manifestazioni sportive o musicali all’aperto" come recita l’articolo 42, comma 4 della legge regionale 28 del 2005.

"Il Testo unico del commercio – spiega l’assessore Gori – è un atto necessariamente complesso che dà al settore somministrazione una nuova disciplina al settore, più moderna e attenta all’innovazione. Però contiene alcune norme i cui effetti negativi per il concreto operare delle imprese del settore si iniziano a evidenziare, rendendo fatua la facile ironia che nasce dalla scelta ‘protezionistica’ della ‘gradazione zero’. Una scelta di ‘gradazione zero generalizzata’, estranea alla cultura enogastronomica della regione, che la lettera della legge impone a tutte le fiere, anche alla festa della birra o del vino, alla sagre e fiere di grandi dimensioni, ai grandi ristoranti degli ippodromi o ai bar degli stadi di paese, dando l’addio al caffè corretto, al ponche al mandarino ma anche a una birra a bassa gradazione alcolica".

"Non conosciamo la genesi della norma che non limita ai superalcolici o al potere di limitare gli alcolici in presenza di particolari eventi, ma si iniziano a vedere i problemi che determina. I comuni chiamati ad applicare la legge stanno cercando di trovare forme interpretative per adeguarla alla realtà e impedire il blocco di centinaia di attività e iniziative. Il Comune di Firenze ha elaborato una interpretazione più logica possibile di tale divieto, e gli uffici regionali hanno recepito questa interpretazione emanando proprie indicazioni applicative, ma occorre un immediato intervento del consiglio regionale che elimini questo che consideriamo un errore del legislatore.

Le leggi sono comunque leggi e quando entrano così nel dettaglio con disposizioni particolari e tassative non è sufficiente, oltrechè corretto, riversare sui comuni l’onere di renderle applicabili alla realtà. In questo caso – conclude l’assessore Gori – sarebbe stata più funzionale l’adozione di una legge di principi e lasciare ai comuni, che conoscono la realtà operativa del settore, il compito di definire in dettaglio le fattispecie e gli ambiti di applicazione".


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