GIUSTIZIA. Corte di Cassazione: via libera ai reclami perchè aiutano a migliorare il servizio
Via libera alle proteste in quanto "aiutano a migliorare i servizi". Lo ha sancito la Quinta sezione penale della Corte di Cassazione secondo la quale "è giusto fare reclamo perchè le critiche degli utenti possono aiutare a migliorare i servizi ". A patto, però, che la critica non attacchi la "sfera morale". L’occasione per dare legittimità alle proteste dei cittadini quando i servizi pubblici non funzionano, alla Suprema Corte, viene offerta dal caso nato dalla querela di un portalettere di Corleone che si era sentito diffamato dalla lettera indirizzata al direttore dell’Ente Poste Italiane da un corleonese nella quale il cittadino lamentava che il postino "agendo in mala fede, e con premeditazione non gli consegnava la corrispondenza e la faceva ritornare al mittente con la dicitura introvabile o sconosciuto".
Nel caso specifico, gli i giudici della Suprema Corte hanno ritenuto che il cittadino avesse travalicato il diritto di critica, dal mom ento che la norma prevede che "il portalettere che rilevi un indirizzo insufficiente o che risulti comune a più persone restituisca la corrispondenza all’ufficio con le ragioni della mancata consegna", utilizzado la dicitura "sconosciuto" o anche "introvabile in casi di omonimia e di impossibilità di accertare il reale destinatario nel caso di indirizzi completi". Detto questo, la Cassazione coglie l’occasione per sancire la positività della critica "per aiutare a migliorare i servizi. Ma non è consentito – avvertono i supremi giudici nella sentenza 32016 – a nessuno utilizzare un mezzo in sè lecito per attaccare la sfera morale delle persone".
La Suprema Corte, nel caso concreto, ha confermato la condanna per diffamazione, inflitta dal giudice di Pace di Corleone nel gennaio 2004, nei confronti del postino «perchè mancava la prova della verità del fatto che costituiva il presupposto della critica», condannando il cittadino a risarcirlo del danno arrecato e a rifondergli le spese processuali quantificate in duemila euro. Ma ha anche ricordato che le critiche, in caso di disservizio reale fanno bene.

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