GIUSTIZIA. Tribunale Milano equipara domicilio professionale alla residenza
Ad un aspirante consulente del lavoro residente a Ragusa (Sicilia), domiciliato a Milano e svolgente la pratica presso lo studio di un professionista milanese veniva negata l’iscrizione al "registro dei praticanti" perché non residente a Milano. E’ su questo tema che si è pronunciato, per la prima volta, il Tribunale di Milano adito dai consulenti legali del Movimento Difesa del Cittadino – Milano.
Il Giudice della Prima Sezione del Tribunale di Milano ha accolto le richieste del collegio difensivo, costituito dall’Avv. Stefano Gallandt, dal Dott. Roberto Enrico Paolini e dal Dott. Mattia Roberto Cappello, rilevando che la vigente normativa europea prevede la libertà di circolazione e di stabilimento, all’interno del mercato europeo, delle cose e delle persone. Il Giudice ha concluso che la norma equipara il domicilio professionale alla residenza e non consente di differenziare la posizione del cittadino italiano rispetto a quella di cittadini di altri stati dell’Unione Europea.
L’ordinanza in questione – ha affermato Mattia Cappello, consulente MDC Lombardia – costituisce un ulteriore concreto passo in avanti verso l’integrazione europea ed è stato compiuto, questa volta, a vantaggio della categoria più bistrattata, quella dei praticanti.
Ordinanza del Tribunale di Milano dell’11/7/05, depositata il 13 luglio 2005, ricorso ex art. 700 (R.G. 29574/05, Giud. Dott.ssa Gandolfi)

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