Nel 2005 il tasso di occupazione degli stranieri è stato superiore a quello degli italiani. E’ stato il Nord ad ospitare gran parte degli immigrati, principalmente impiegati come dipendenti nel settore dell’industria. E’ la fotografia che l’Istat (Istituto di Statistica Nazionale) ha scattato al mercato del lavoro della popolazione straniera sulla base sulla rilevazione continua sulle forze di lavoro. Tali stime prendono avvio dal primo trimestre del 2005.

In particolare, nel primo trimestre 2005 gli occupati stranieri risultano pari a 1.023 mila unità, il 4,6 per cento dell’occupazione complessiva. Nel secondo trimestre il numero di occupati stranieri si porta a 1.213 mila unità, il 5,4 per cento del totale. Nel terzo e quarto trimestre 2005 l’occupazione straniera risulta rispettivamente pari a 1.218 mila e 1.224 mila unità. Poco meno dei due terzi dell’occupazione straniera si concentra nel Nord; intorno a un quarto nel Centro e circa l’11 per cento nel Mezzogiorno. Le regioni meridionali – sottolinea l’istituto – rappresentano difatti per molti lavoratori stranieri solo la prima tappa di un percorso migratorio verso il Centro-nord.

Con riguardo alla popolazione straniera in età compresa tra 15 e 64 anni, nel primo trimestre 2005 il tasso di occupazione si posiziona al 65,6 per cento e registra marginali scostamenti nei successivi trimestri. La quota di popolazione straniera in età lavorativa occupata è di circa otto punti percentuali più elevata rispetto a quella riferita alla popolazione italiana. Secondo l’Istat il risultato tende a riflettere la struttura per età della popolazione straniera occupata rispetto a quella italiana: la classe di età tra 25 e 44 anni assorbe difatti oltre il 70 per cento dell’occupazione straniera a fronte di circa il 57 per cento per quella italiana. In relazione al genere, per gli stranieri il tasso di occupazione maschile si avvicina all’80 per cento, con una punta dell’83,2 per cento nel primo trimestre; quello femminile raggiunge il 51,2 per cento nel quarto trimestre 2005. La distanza tra i tassi di occupazione complessivi straniero e italiano – spiega l’istituto – è sostanzialmente dovuta alla componente maschile, per la quale si registra uno scarto superiore a dieci punti percentuali. Per converso, la componente femminile straniera segnala un tasso di occupazione poco più elevato di quello delle donne italiane ma con significativi divari territoriali.

Almeno il 72 per cento degli occupati stranieri ha un lavoro dipendente a carattere permanente; il 14 per cento svolge invece un’attività autonoma. A livello settoriale, i servizi assorbono poco più della metà della forza lavoro straniera occupata a fronte dei circa due terzi per l’insieme del mercato del lavoro italiano. Circa un quarto degli occupati stranieri del terziario svolge la propria attività nei servizi domestici presso le famiglie. L’occupazione straniera si colloca poi per il 40 per cento nel settore industriale, dieci punti percentuali in più rispetto a quella relativa agli italiani.

Dalla ricerca è inoltre emerso come un terzo degli stranieri svolge una professione non qualificata. In particolare, si tratta di manovali edili, braccianti agricoli, operai nella imprese di pulizia, collaboratori domestici, assistenti familiari, portantini nei servizi sanitari: sono – prosegue l’Istat – lavori a bassa qualificazione in cui è richiesta nella maggior parte dei casi capacità di forza fisica e resistenza.


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