Tra il 2000 ed il 2004 la contrazione degli acquisti domestici di prodotti alimentari è stata del 10% ed ha riguardato soprattutto la frutta e gli agrumi (-19,6%) gli ortaggi (-14,4%) e le carni avicole (-16%). La qualità resiste invece all’effetto-prezzo, in particolare per i vini e l’olio di oliva. Sono i risultati principali del "Rapporto sui consumi alimentari in Italia" presentato, oggi a Roma, dall’Ismea (istituto servizi per il mercato agricolo comune).

In particolare, l’indagine, basata su dati IsmeaAcNielsen ha evidenziato, nel quinquennio di riferimento, un calo del 17% degli acquisti dei prodotti ortofrutticoli, per un volume passato da oltre 6 milioni e mezzo di tonnellate del 2000 a 5,4 milioni del 2004 e una variazione annua del 5,4%. Considerevole la contrazione degli acquisti di derivati da cereali e dei vini e spumanti: il volume si è ridotto, nei cinque anni in esame, dell’11%. In questo ultimo caso, è da segnalare che le variazioni dei prezzi del settore vitivinicolo hanno mostrato un trend crescente che li ha portati, nel 2004, su livelli superiori del 17% a quelli del 2000.

Del 10% la variazione negativa dei consumi domestici di carni, salumi e uova, mentre in termini monetari si è registrata una contrazione solo di un punto percentuale. In calo anche i prodotti ittici: la ricerca ha rilevato, nel quinquennio di riferimento, una diminuzione del 9% e una contrazione media annuale del 2,4%. Per quanto riguarda il consumo di oli e grassi, tra il 2000 ed il 2004, questo si è ridotto del 6,7%, mentre il volume di acquisti dei prodotti lattiero caseari ha evidenziato una flessione del 9% a fronte di un incremento dell’1,4% della spesa.

Sulla base di questi risultati l’Ismea ha tracciato quattro classificazioni di settori dei prodotti: trainanti, in crisi, maturi e discendenti. "I prodotti trainanti – ha spiegato il presidente Ismea, Arturo Temerari – sono così definiti perché nonostante l’incremento dei prezzi non hanno registrato, nei cinque anni considerati, flessioni negli acquisti. Qui troviamo gli oli extravergine di oliva, i vini a denominazione di origine, gli yogurt, i surgelati e la pasta fresca. Alla categoria dei prodotti in crisi appartengono le carni avicole, il burro, le paste ripiene, gli ortaggi freschi e il prosciutto cotto".

Al settore dei "trainanti", l’analisi Ismea ha sottolineato una stretta correlazione con l’idea di salute e benessere e con il concetto di qualità, come nel caso dei vini a denominazione controllata e gli alimenti biologici. Si tratta di prodotti per i quali l’effetto-prezzo non sembra aver condizionato le scelte di acquisto. "Accanto ad una ripresa dei consumi di prodotti di qualità – ha evidenziato Ezio Castiglione, direttore generale dell’Istituto – vi è un importante aumento dei prodotti pronti per l’uso. Un tale trend viene spiegato sia da nuove abitudini di vita sia da una scarsa tradizione".

Nel complesso, dai i dati rilevati dall’Ismea emerge una contrazione generale dei volume di acquisti dei prodotti alimentari che, secondo Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori, "è da imputare principalmente al minore potere di acquisto delle famiglie. Questo è stato determinato soprattutto da comportamenti anomali adottati dagli operatori anche nel periodo successivo alla data del passaggio dalla lira all’euro". "Nel settore ortofrutticolo – ha ricordato Castiglione – l’Ismea ha terminato la stesura preliminare del Manuale di buone pratiche commerciali. Il documento, che sarà sottoposto al tavolo di comparto quanto prima, può costituire un efficace strumento di trasparenza nelle transazioni e quindi di monitoraggio lungo tutta la filiera".


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