Le associazioni Animalisti italiani, Enpa, Lav, Lipu, Wwf Italia hanno scritto al Ministro della Salute Livia Turco, "denunciando la preoccupante mancanza di risposte sulla situazione dell’aviaria e sollecitandone l’ intervento diretto urgente". "Nelle settimane scorse – scrivono le associazioni – ripetutamente ma senza ottenere risposta, abbiamo chiesto al Ministero della Salute di conoscere la situazione epidemiologica in atto nelle aree del nord est europeo e nelle zone eurasiatiche quali il Kazakhstan o l’Azerbaijan, laddove gli uccelli migratori che in autunno raggiungono i territori del sud Europa, Italia inclusa, trascorrono i mesi estivi".

Questo per avere un quadro attendibile della situazione che potrebbe verificarsi in Italia nella stagione fredda con l’arrivo dei migratori ed assumere le decisioni consequenziali. Ancora, abbiamo chiesto invano di conoscere la posizione degli istituti scientifici di riferimento sulla decisione di consentire il regolare avvio della stagione venatoria e, addirittura, di non prevedere la peraltro già annunciata chiusura della caccia per grandi aree -nel caso di isolamento del virus in uccelli selvatici- annunciata dallo stesso Ministero. Abbiamo anche chiesto, ancora invano, di sapere perché una misura prudente e persino ovvia come questa sia stata sostituita dalla semplice sospensione dell’attività venatoria nella sola area interessata dall’eventuale isolamento del virus.

Al Ministro Turco abbiamo inoltre testimoniato l’impressione, emersa nelle ultime settimane, di un scavalcamento delle posizioni scientifiche da parte di interessi di piccole parti, tra cui la lobby venatoria. Situazione questa che, se confermata, apparirebbe gravissima e da correggere immediatamente.

Più volte abbiamo sottolineato come la situazione dell’H5N1 non vada in alcun modo strumentalizzata e come sia anzi opportuno che essa venga letta alla luce giusta, ovvero quella delle grandi violenze operate sulla natura, tra cui allevamenti intensivi e distruzione degli habitat per gli uccelli selvatici. Ciò non esclude, tuttavia, che un tema così delicato e sfuggente venga affrontato con la massima prudenza e chiarezza, ponendo sempre al primo posto, senza esitare, le esigenze precauzionali e la difesa della salute di cittadini e ambiente, e dunque gli interessi collettivi anziché i privilegi di parte.


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