Latte artificiale: Lega Consumatori Acli risponde ai pediatri
"Latte artificiale di serie B? Allora che i pediatri chiedano l’immediato ritiro dei prodotti scadenti, allegando adeguate prove scientifiche. In caso contrario che la smettano di fare del terrorismo psicologico sui genitori e si adoperino sul serio, non solo a parole, per promuovere e sostenere l’allattamento materno." E’ la risposta di Lega Consumatori Acli alle affermazioni, rese nei giorni scorsi, dai pediatri, riuniti a Napoli in occasione del Convegno organizzato dalla rivista Scientific Nutrition Today. Secondo i pediatri "sostenere che tutto il latte sostitutivi del latte materno oggi in commercio siano uguali e’ un’ offesa alla ricerca"
Lega Consumatori Acli definisce "sconcertanti" le entusiastiche affermazioni dei pediatri secondo i quali, in Italia, c’è la più alta percentuale europea di bambini allattati al seno al momento delle dimissioni dall’ospedale. "In realtà – si legge in una nota dell’associazione -c’è poco di cui vantarsi visto che le mamme, una volta tornate a casa, rinunciano all’allattamento materno assai prima dei sei mesi consigliati dall’OMS(organizzazione mondiale della sanità). I pediatri, inoltre, non possono limitarsi ad affermare la promozione dell’allattamento al seno in via di principio: alle parole devono seguire i fatti. E i fatti dicono che in Italia solo pochissime strutture rispettano i 10 passi dell’Iniziativa Ospedali Amici dei Bambini".
"Dopo anni di battaglie sul costo esorbitante del latte artificiale in Italia – prosegue Lega Consumatori Acli – due indagini Antitrust (una delle quali non si è ancora conclusa) e due decreti sulla pubblicità degli alimenti per lattanti (l’ultimo dei quali è fermo da settimane sulla scrivania del Ministro Scajola), finalmente il mercato italiano del latte in polvere si era mosso. Tra il 2004 e il 2005, alcune insegne della grande distribuzione e le farmacie italiane avevano iniziato a proporre ai consumatori italiani prodotti a prezzi allineati al resto d’Europa, intorno ai 10 euro al chilo. Abbiamo passato mesi e mesi a convincere le mamme che non occorre ricorrere ad Internet e ad importazioni parallele per avere prodotti di qualità. Adesso, le gravissime affermazioni dei pediatri, che giudicano scadenti e meno sicuri tali prodotti, rischiano di creare confusione e disorientamento nei genitori. Chiediamo quindi l’intervento urgente dei ministri della Salute e delle Attività Produttive affinché sia fatta chiarezza sulla questione"