La Commissione europea ha presentato oggi due studi indipendenti favorevoli ad un’azione dell’UE nel settore delle pensioni per favorire la mobilità dei lavoratori. Le conclusioni di queste analisi dimostrano che è necessaria un’azione europea per migliorare l’accesso dei lavoratori ai regimi di pensione complementare, nel momento in cui essi cambiano lavoro o trovano impiego in un altro Stato membro dell’UE. La Commissione ha elaborato una proposta di direttiva, revisionata ad ottobre 2007, che compare nel programma di lavoro della Presidenza slovena.

"Dobbiamo far sì che i lavoratori possano spostarsi liberamente all’interno dell’Unione Europea senza per questo rinunciare a importanti diritti per le loro pensioni", ha dichiarato il Commissario europeo per il lavoro e gli affari sociali, Vladimir Spidla. "Far crollare le barriere alla mobilità dei lavoratori in Europa – ha sottolineato Spidla – è uno degli elementi chiave della strategia europea per la crescita e l’occupazione e costituisce un esempio concreto di "flexicurity", che tende a cercare un equilibrio tra la flessibilità del mercato del lavoro e la sicurezza.

Il primo studio pubblicato oggi, realizzato da Hewitt Associates, analizza le regole dei regimi di pensione complementare nei principali organismi degli Stati di nuova adesione. Risulta che numerosi sistemi non prevedono alcun periodo di acquisizione, cioè il tempo richiesto prima che un lavoratore possa iniziare ad accumulare diritti di pensione. Un quarto dei regimi a prestazione definita poi non permettono alcuna rivalutazione dei diritti nel momento in cui si cambia lavoro.

Tutto questo mostra chiaramente la necessità di una direttiva che definisca delle esigenze minime e che protegga i diritti del lavoratore durante il periodo che intercorre tra il momento in cui lascia il lavoro e quello in cui va in pensione.

Il secondo studio, effettuato da ricercatori dell’Istituto superiore del lavoro di Leuven, consiste in un’analisi dei dati dell’Eurobarometro. I risultati evidenziano che attualmente circa il 40% dei lavoratori cambia impiego in media ogni 5 anni e può così essere sfavorito dai lunghi periodi di acquisizione applicati da alcuni regimi di pensione complementare. Inoltre ci sono differenze tra i vari Stati membri: la mobilità dei lavoratori è tendenzialmente debole nei Paesi dove i periodi di acquisizione sono relativamente lunghi, e viceversa.

Nei prossimi mesi la Commissione collaborerà con la Presidenza slovena alla ricerca di un accordo con il Consiglio e il Parlamento europeo per adottare una direttiva efficace e proporzionale che farà cadere gli ostacoli alla mobilità senza per questo imporre nuovi fardelli agli organismi di assistenza.

Per maggiori informazioni sui due studi cliccare qui


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