La Leche League, autorità internazionalmente riconosciuta nel campo dell’allattamento materno ritiene che dovrebbe prestarsi maggiore attenzione alla promozione dell’allattamento al seno come strumento di prevenzione e tutela della salute pubblica invece che soffermarsi sulla sterile e fuorviante polemica sul costo del latte artificiale pur convenendo che qualsiasi pratica di "cartello" fa lievitare i prezzi e costituisce un danno nei confronti dei consumatori.

Il latte artificiale dovrebbe essere un prodotto di nicchia, e tale sarebbe se solo venisse attuata la prevenzione del fallimento di tanti allattamenti al seno, come dimostra l’esperienza di altri paesi europei. Invece, un’indagine Istat rileva che l’81% delle donne che ha avuto figli nel periodo 96 – 2002 ha allattato al seno il proprio bambino ma che solo il 58% lo ha fatto in modo esclusivo (con una drastica riduzione, quindi, a poco più del 20% di bambini allattati con solo latte materno senza integrazioni con altri liquidi o alimenti).

La Leche League sostiene che promuovere la piena accessibilità del latte artificiale equivale a fare una campagna per la gratuità assoluta di un farmaco; sarebbe più utile sensibilizzare le future mamme sull’importanza dell’allattamento al seno attraverso una campagna di promozione a livello nazionale.

A tal fine la Leche League ricorda che:

– l’allattamento al seno è la norma alla quale tutti i bambini dovrebbero essere messi in grado di alimentarsi ;

– i vantaggi dell’allattamento al seno per la madre, il bambino, la famiglia e la società fanno della promozione dell’allattamento al seno una priorità di salute pubblica;

– il Ministero della Salute, attraverso la delega all’ISS, ha definito l’allattamento al seno uno degli obiettivi di promozione della salute;

– le ricerche scientifiche indicano che la percentuale fisiologica di donne in grado di allattare felicemente sia la quasi totalità;

– in alcuni paesi anche vicino a noi (Norvegia) gli interventi di promozione dell’allattamento effettuati dal Governo nazionale hanno portato la percentuale di successo al 98% di donne alla dimissione, contro il l’81% in Italia, che crolla al 24% a soli 3 mesi;

– in Italia al rientro a casa più di un quarto delle donne ha riferito di aver avuto problemi inerenti l’allattamento. La proporzione di donne allattanti al seno in maniera completa oltre il 4° mese varia dal 18% al 56%.


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