Il Movimento Nazionale Libera Farmacisti (MNLF) denuncia, in una nota oggi diffusa, l’alleanza tra il Ministero della Salute e le corporazioni, che si sta consolidando con l’intento dichiarato di cancellare l’emendamento in discussione al Senato che permette al farmacista che opera in esercizi diversi dalle farmacie la vendita di medicinali con obbligo di ricetta (fascia C).

L’intesa, finalizzata a riportare il settore farmaceutico sotto il controllo diretto delle lobby, si sta realizzando attraverso un "tavolo di concertazione" cui partecipano tutte le sigle contrarie al cambiamento, mentre risultano escluse le associazioni dei consumatori e quelle dei farmacisti non titolari.

Il progetto – si legge nella nota – scaturito da tali incontri, prevede modifiche solo marginali e di facciata all’attuale sistema legislativo. Non è un caso, infatti, che al "tavolo di concertazione" insieme a F.O.F.I. (Federazione Ordini Farmacisti) e Federfarma (titolari di farmacia), siedano Assofarm (farmacie comunali) ed Admenta. Soggetto economico, quest’ultimo, appartenente ad un gruppo leader in Europa della distribuzione intermedia, protagonista nel nostro Paese delle maggiori acquisizioni di farmacie comunali nelle grandi città, come Bologna e Milano, e fortemente interessato al mantenimento dell’attuale sistema, nonostante che proprio a causa della vicenda delle farmacie comunali sia stato il promotore del procedimento d’infrazione aperto dalla Corte di Giustizia di Bruxelles contro l’Italia.

Il Movimento definisce "Particolarmente grave risulta la posizione del Ministero della Salute che sostanzialmente avalla tale disegno e la richiesta avanzata da Federfarma di rendere facoltativa la presenza del farmacista nei supermercati e nelle parafarmacie ove sono presenti farmaci da banco. Un atteggiamento che rinnega e rende risibile la campagna strumentale condotta dallo stesso Ministero e dalla Fofi sui presunti rischi per la salute dei cittadini dalla dispensazione dei farmaci in esercizi diversi dalle farmacie. I dati, ad un anno dall’applicazione del primo decreto Bersani, hanno dimostrato, oltre all’elevato gradimento dei consumatori, l’infondatezza di tali tesi e una diminuzione dei consumi dei farmaci d’automedicazione del 4%. (Fonte ANIFA)".


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