Libertà e democrazia in Internet: intervista a Raffaello Cortiana (Verdi)
In occasione del prossimo World Summit on Information Society , previsto a Tunisi per novembre, il senatore verde Raffaello Cortiana ha preparato un appello per i diritti della rete, assieme all’ex garante della privacy, Stefano Rodotà. "Tunisi mon amour", questo il titolo del documento che Cortiana presenterà all’Onu per chiedere di aprire un tavolo sul tema della libertà e la democrazia in Internet.
Help Consumatori ha intervistato l’esponente dei Verdi per farsi spiegare il senso della Carta dei diritti in Internet e riflettere sul tema dell’ecologia del software e dell’hardware.
D: Senatore la rete offre meno spazi per la libertà di pensiero di quanto non si creda abitualmente?
R: La governance della rete oggi come oggi è garantita da un’associazione non governativa che opera sotto la supervisione del governo degli Stati Uniti. Ma tanti Stati di tipo autoritario, siano questi il teocratico Iran, piuttosto che la Corea del nord, la Tunisia, Cuba o la Cina, stanno esercitando un crescente controllo governativo diretto. E lo fanno mettendo anche in carcere gli attivisti, come nel caso della Cina, dove si può finire arrestati per aver semplicemente cercato su internet parole come "libertà" o "democrazia". Anche realtà come quelle dei grandi produttori di software come Yahoo o la stessa Microsoft si sono sottoposte ai diktat del governo cinese, censurando queste parole chiave per poter continuare ad avere i loro contratti.
La questione della governance rimanda direttamente alla tutela dei diritti. Per questo motivo è stato lanciato l’appello "Tunisi mon amour". Alla prima firma del professor Rodotà è seguita quella del sindaco Veltroni, ma anche quella di artisti come Pistoletto o Gilberto Gil. Ed è significativo che anche il ministro per le innovazioni tecnologiche, Lucio Stanca, ne condivida il senso e lo scopo.
D: A quale traguardo punta questo appello?
R: Lo scopo è che l’Onu, al di là delle conclusioni del World Summit, dia vita ad un tavolo per una vera e propria carta costitutiva dei diritti per la rete e nella rete e della rete. E’ importante vedere come la questione non sia vista come un problema per ingegneri informatici ed elettronici, ma come un tema democratico, che dovrebbe interessare tutti i paesi del mondo.
D: Qual’è invece l’atteggiamento delle democrazie occidentali nei confronti dei diritti in rete?
R: Gli Stati Uniti sono gelosissimi del loro ruolo di supervisori e in qualche modo credo abbiano lo stesso timore di venire messi in discussione dalla partecipazione informata e consapevole da parte dei cittadini, né più né meno che come altri paesi autoritari. In questo senso si può ricordare l’uso estensivo che gli Usa hanno fatto del Patriot Act, censurando la libera informazione in rete nel nome della lotta al terrorismo.
D: Lei è un senatore del partito dei Verdi, è legittimo chiederle se la questione dei diritti in rete sia legata anche ad un problema più generale di ecologia dell’informazione e se sia sensato parlarne.
L’ecologia dell’informazione esiste perché esistono relazioni fra diverse modalità di espressione, tra diversi linguaggi espressivi e tra diversi luoghi. Che esita invece come riconoscimento e che venga riconosciuta la necessità di vedere un equilibrio di questo ecosistema informativo e cognitivo, questo direi non ancora. Sta però aumentando la consapevolezza che non si debba mettere mano agli alfabeti della conoscenza, sia che questi riguardino la sfera biologica, come possono essere le sequenze geniche, sia che riguardino la sfera antropologica, come possono essere stringhe di algoritmi per i software piuttosto che note musicali. Io vedo che a partire dai medici, sino agli agronomi e sino ad arrivare ai musicisti, questo tipo di consapevolezza c’è e che si stia definendo una sorta di background, di natura quasi epistemologica, che riguarda proprio l’ecologia dell’informazione e della conoscenza.
D: Un ultimo ragionamento: in che modo è possibile scindere un’ecologia del software da una dell’hardware? E poi quando è possibile valutare il danno ambientale causato dai rifiuti elettronici?
Personalmente sto preparando un’iniziativa presso il Senato proprio sul riuso ed il riciclo. Sto aiutando un’esperienza promossa dall’associazione Amici della Terra per il riuso, attraverso software libero, di componenti hardware che viceversa l’upgrade e il software proprietario renderebbero obsoleto. Il progetto prevede anche un rapporto diretto con paesi africani. La questione delicata riguarda invece il riciclo dell’hardware: a volte la tossicità dei materiali è assoluta e si va incontro all’impossibilità di poterli riciclare come materia seconda. In questo senso sono già stati fatti dei significativi passi in avanti con ricerche sul campo. Ora si tratta di fare entrare questo problema all’interno di politiche che si sforzino di fare in modo che la componentistica venga prodotta in modo tale da permetterne il riciclo con facilità.
Il sito del senatore Fiorello Cortiana dove si può firmare l’appello è www.fiorellocortiana.it
a cura di Eugenio Orsi