"Una Stagione all’inferno". Così definisce Medici Senza Frontiere (Msf) quella che vivono regolarmente gli stranieri impiegati in agricoltura. L’Organizzazione sanitaria ha presentato infatti questa mattina il rapporto "Una stagione all’inferno", denunciando le drammatiche condizioni di vita, salute e lavoro degli stranieri che lavorano nelle campagne del Sud Italia. Lo riferisce in un comunicato Msf.

Una equipe mobile dell’Organizzazione ha intervistato, nel periodo tra luglio e novembre 2007, oltre 600 stranieri impiegati come lavoratori stagionali in agricoltura nelle regioni del Sud Italia. "I risultati dell’inchiesta sono allarmanti: gli stranieri si ammalano a causa delle durissime condizioni di vita e lavoro cui sono costretti". Già nel 2004 Msf aveva visitato le campagne del Sud Italia per portare assistenza sanitaria agli stranieri impiegati come stagionali e per indagare questa scomoda realtà. "Nonostante le reiterate promesse – ha commentato Msf – da parte di autorità locali e nazionali, a distanza di tre anni Medici Senza Frontiere ha potuto constatare che nulla è cambiato".

Dalla fotografia scattata dall’Organizzazione risulta che gli stranieri impiegati come stagionali sono in maggioranza uomini giovani provenienti da paesi dell’Africa sub-sahariana, del Maghreb o dell’Est Europa. Il 90% degli intervistati non aveva alcun contratto di lavoro. Drammatiche le condizioni di vita: il 65% degli intervistati vive in strutture abbandonate, il 62% non dispone di servizi igienici nel luogo in cui vive, il 64% non ha accesso all’acqua corrente e deve percorrere distanze considerevoli per raggiungere il punto d’acqua più vicino. Nel 92% dei casi gli alloggi sono sprovvisti di riscaldamento.

"Ogni anno – ha affermato il responsabile dei progetti italiani di Msf, Antonio Virgilio – un esercito di stranieri si sposta da una regione all’altra per lavorare alla raccolta di primizie contribuendo in maniera fondamentale al settore agricolo. Da anni nel nostro paese esiste una popolazione vulnerabile che vive in condizioni di estrema precarietà, spesso si tratta di situazioni riferibili a contesti di crisi umanitarie che ben conosciamo. Sindaci, forze di Stato, ispettorati del lavoro, associazioni di categoria e di tutela, ministeri: tutti sanno ma quasi nulla viene fatto".

La maggioranza dei pazienti visitati dai medici dell’Organizzazione ha riferito di essere giunto in Italia in buone condizioni di salute, tuttavia al momento del controllo medico, al 72% dei pazienti è stato formulato almeno un sospetto diagnostico, di cui il 73% è risultato una malattia cronica.

"Le patologie riscontrate – ha spiegato la coordinatrice medico dei progetti italiani di Msf Francesca Faraglia – sono principalmente osteomuscolari, a queste si aggiungono malattie dermatologiche, respiratorie e gastroenteriche. Tutte chiaramente legate non solo alle dure condizioni di lavoro, ma anche alle situazioni igienico sanitarie in cui vivono e allo scarso accesso alle cure di primo livello".

Infine, Medici Senza Frontiere ha rilevato che "nonostante la legge italiana garantisca l’accesso alle cure per tutti gli stranieri regolari e irregolari, il 71% degli stranieri intervistati era sprovvisto di tessera sanitaria". E ha denunciato "l’assenza pressoché totale di misure tese a garantire standard minimi di accoglienza a tutti i lavoratori stagionali".


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