"Per uscire dalla morsa del caro petrolio è necessario investire, come altri Paesi, nei biocarburanti ottenuti da coltivazioni agricole quali cereali, barbabietole e girasole che l’Italia può produrre in abbondanza". E’ la risposta di al nuovo aumento del costo del petrolio dopo la morte del re Fahd dell’Arabia Saudita e dello speciale del magazine Newsweek che in questa settimana si occupa del grande potenziale dell’"oro verde".

Con il prezzo del petrolio che ha raggiunto livelli record, secondo la confederazione, diventa competitivo investire nella produzione di benzina e gasolio ecologici, come il bioetanolo e il biodiesel. "Invece – afferma Coldiretti – l’Italia si è posta addirittura ben al di sotto del target fissato dall’Unione Europea che prevede di sostituire entro il 2005 il 2% dei consumi totali di benzina e gasolio da autotrazione con biocarburanti, per poi salire al 5,75% entro il 2010, secondo il Decreto Legislativo 128/2005 che attua la Direttiva 2003/30/CE relativa alla promozione dell’uso dei biocarburanti nell’Unione Europea, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.160/2005. Peraltro viene prevista una distribuzione extrarete che ostacola fortemente le possibilità di diffusione del biodiesel e del bioetanolo che andrebbero invece integrati nei normali carburanti come peraltro avviene in altri paesi europei".

"Il ritardo nazionale – sostiengono gli agricoltori – è particolarmente grave non solo in riferimento agli Stati Uniti, dove è stata recentemente approvata dal Congresso una normativa per raddoppiare la produzione di etanolo o al Brasile dove la maggior parte dei venti milioni di automobilisti utilizzano benzina che contiene il 25% di bioetanolo ottenuto dalla canna da zucchero, ma anche rispetto ai principali paesi europei. In Germania sono ormai 1900 le stazioni distributrici di biodiesel ottenuto dalle coltivazioni agricole.

"Per questo – conclude Coldiretti – serve la messa a punto di un programma di alimentazione delle autovetture con miscele di biocarburanti anche attraverso l’impegno delle amministrazioni locali e un piano di defiscalizzazione che incentivi accordi per l’utilizzazione e lo sviluppo delle coltivazioni nazionali tra imprese agricole, trasformatori industriali e distributori commerciali. Cogliere le opportunità offerte da una agricoltura rigenerata – conclude la Coldiretti – è una scelta di civiltà per il Paese, ma anche una responsabilità delle imprese agricole per contribuire allo sviluppo sostenibile.


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