"Estati 2001/2006: con il sole, una pioggia di aumenti". Questo l’esito dell’ennesima ricerca a campione svolta dall’Adoc che ha voluto prendere in considerazione il periodo "dalla lira all’euro" di 59 strutture ricettive localizzate in altrettante località di villeggiatura della nostra "cara" penisola; molte delle quali rinomate ed affollate. Tanto belle, ma altrettanto costose!

La ricerca, condotta scegliendo gli stessi alberghi per ogni località, a tre o quattro stelle, e tra quelli riportati da una delle più prestigiose guide turistiche italiane, ha fatto emergere come, ad esempio, dormire in una camera doppia in una struttura a quattro stelle possa costare il 21% circa in più rispetto al 2001, in bassa stagione. Ma la percentuale sale addirittura al 42% in alta stagione, con una oscillazione media, tra bassa e alta stagione, pari a circa il 70% (da € 133 a € 229). A differenza del 2001 quando l’oscillazione risultava del 40%.

Nello stesso periodo estivo, 2001/2006, la situazione non migliora negli alberghi a tre stelle che fanno registrare una differenza media, tra le tariffe minime e massime, nell’ordine del 30%; mentre l’oscillazione dei prezzi, tra la bassa e l’alta stagione, nel 2006 si attesta intorno al 50%,
meno del 2001 quando il divario era pari al 60%.

Nel corso dell’indagine, solo nel 3% dei punti da noi rilevati si registra una contrazione delle tariffe; mentre per un altro 2% è stata riscontrata una riduzione delle tariffe in bassa stagione, ma non tra quelle dell’alta stagione che, in ogni caso, hanno subito un lieve aumento rispetto al 2001.

Questo primo dato evidenzia come andare in vacanza quando non ci va nessuno costa poco più del 2001, considerata l’inflazione. Ma se si è costretti a consumare le ferie ad agosto, i costi stanno diventando sempre più proibitivi. Prova ne è che nel mese di agosto un single deve accollarsi, nella maggior parte dei casi, dal 70 all’80% del costo di un soggiorno disponibile, anche questo quasi dappertutto, per un minimo di sette giorni. Tra i vari approfondimenti valutati, l’Adoc si è soffermata sui soggiorni termali. In queste salutari località si sono registrati rincari pari al 45% circa rispetto al 2001; tanto che la tariffa massima è passata da 130 a 185 €, sempre per lo stesso periodo.

In questa indagine non sono state trascurate le località dall’ossigeno puro delle alte vette. Quindi, chi ha scelto di passare le vacanze in montagna ha dovuto subire un aumento del 40% circa, sempre nello stesso periodo, rispetto al 2001.

Il dato più eclatante sta nel fatto che la media delle tariffe delle località montane, in alta stagione, è la più elevata tra quelle calcolate per le altre mete turistiche, con una oscillazione, tra la tariffa minima e la massima, del 100% circa.

Chi ha optato, invece, per una rilassante vacanza al mare, ha dovuto fare i conti con aumenti del 35% circa. Solo un 16% è l’aumento toccato a chi ha deciso di passare le vacanze sulle sponde dei laghi. In queste località, infatti, si sono anche registrate le tariffe più basse rispetto alle altre mete.

Un interessante particolare che è emerso dallo studio effettuato dall’Adoc, è stato quello della differenza tra il semplice pernottamento in camera doppia ed il trattamento di pensione in alcune strutture ricettive: in alcuni casi era preferibile che due turisti optassero per la pensione completa, piuttosto che il semplice pernottamento. Infatti, con pochi euro in più ci si assicura anche la cena.

Ma tra le tariffe bizzarre è balzata agli occhi anche una del tutto anomala. In un albergo a quattro stelle di Venezia, durante la mostra del Cinema, conviene prenotare due singole, per € 280 a camera, che non una doppia, al costo di 600 €: c’è una maggiore comodità e, per due persone, un risparmio pari a 40 €. Non va sottaciuto che nella bassa stagione il costo è di 80 €.

La bellezza paesaggistica, la ricchezza di storia, dell’arte, di tradizioni, di folklore dell’Italia sicuramente meritano di essere conosciute e soprattutto fruibili e per fare questo occorre frenare questa corsa agli aumenti. "Sono anni che le "mete" italiane – conclude Pileri -risultano meno frequentate da turisti provenienti dall’estero e sono altrettanti gli anni che il turista italiano non è nelle condizioni economiche per "fronteggiare" questa realtà. Ma finora, anziché ridurre i prezzi, gli addetti ai lavori proseguono, imperterriti, a divaricare il fattore prezzi/presenze: molto su i prezzi, molto meno le presenze. Solo così, forse, immaginano di riuscire a coprire il fatturato degli anni d’oro. In realtà sarebbe molto meglio cercare di allargare il bacino di utenza, interno ma soprattutto all’estero, recuperando competitività rispetto ai competitori turistici continentali. Al contrario oggi le vacanze costano troppo, se è vero che vengono offerte anche a rate e che in alcuni casi pesano per tutto l’anno sulle tasche dei consumatori".


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