Le grandi società di internet, come Google e Yahoo, proteggono a sufficienza i dati personali dei cittadini? E’ questa la domanda che il Parlamento europeo ha posto, nel pomeriggio di ieri, agli eurodeputati, a rappresentanti dell’industria pubblicitaria e a esperti di privacy. Il fatto che le leggi sulla privacy differiscano di molto da Stato a Stato, mentre l’uso di internet non conosce confini, complica la formulazione di risposte definitive. Ma gli eurodeputati ritengono che un approccio comune europeo, anzi transatlantico, debba essere raggiunto con urgenza.

Dall’altro lato ci sono le aziende pubblicitarie: il mercato della pubblicità on-line ha una mole di 27 miliardi di dollari e, nei prossimi 4 anni si prevede che raddoppi.

"La legge comunitaria sulla protezione dei dati personali – ha affermato il Supervisore europeo per la protezione dei dati, Peter Hustinx – si deve applicare in internet, sia nelle operazioni on-line sia in quelle off-line. Le regole attuali provvedono alla salvaguardia dei dati".

Gli eurodeputati hanno chiesto ai rappresentanti delle società di internet come possa l’industria minimizzare il rischio di violazione delle norme di privacy. Il deputato Stavros Lambrinidis ha posto la seguente questione: "L’Amministrazione degli Stati Uniti o altri Governi richiedono l’accesso ai dati personali a scopo di investigazione poliziesca? Se questo accade, chi determina se la protezione della privacy è stata violata?"

Peter Fleischer ha risposto a nome di Google: "Se un’autorità, nel rispetto della legge, ci fa una concreta richiesta per investigare sulla pornografia per i minori, e se lo fa attraverso un processo legale, noi le rispondiamo. Poiché le norme variano da Paese a Paese, ci serviamo di una buona squadra di avvocati. Noi abbiamo contestato una richiesta sproporzionata da parte della Corte statunitense di milioni di informazioni e abbiamo vinto", conclude Lambrinidis, sottolineando il fatto che questo episodio possa costituire un importante precedente.

A tal proposito si è ricordato che l’11 novembre 2007 nel Regno Unito sono andati persi dei dvd che contenevano dati di 25 milioni di cittadini e il Premier ha rassicurato che non ci sarebbe stato alcun rischio e che le banche avrebbero controllato bene tutti i dati prima di fare qualsiasi operazione. Qualche giorno fa sempre nel Regno Unito è sparito un pc che conteneva dati personali di circa 60mila persone.

Il dibattito poi si è incentrato sul problema dell’indirizzo IP. Essendo esso riconducibile ad un individuo, poiché è la serie numerica che identifica ogni computer, deve essere considerato un dato personale e quindi sottoposto a regole di privacy?

"Non c’è – risponde Fleischer – una risposta bianca o nera. L’indirizzo IP può essere a volte considerato come dato personale, a volte no, dipende dal contesto e dalle informazioni personali che rivela".

Non è d’accordo Marc Rotenberg, il Direttore esecutivo del Centro di privacy delle informazioni elettroniche (EPIC), il quale ricorda che presto si passerà dall’IP4 all’IP6, che sarà ancora più identificabile. Rotenberg aggiunge inoltre, che l’acquisizione di DoubleClick da parte di Google dell’aprile 2007, è stata un’operazione di business e che necessiterà un’ulteriore protezione dei dati. L’accordo commerciale è attualmente sotto l’esame della Commissione europea.
"Noi dobbiamo sapere – dichiara Fleischer – chi sta consultando cosa, altrimenti il nostro lavoro non avanza". La crescita di internet, secondo Google, è dovuta in parte alla pubblicità.

Un rappresentante di Microsoft, dopo aver espresso accordo sull’importanza della pubblicità per internet, elenca i tre principi di "consenso, trasparenza e sicurezza" che bisogna rispettare perché "il consumatore deve essere capace di controllare quali sono i dati che sta mostrando".
Inoltre la confidenzialità e la sicurezza non sono garantite dallo scambio di informazioni.

La deputata olandese, Sophia in ‘t Veld (ALDE, NL), ha ricordato come recentemente è stato contestato l’uso dei dati personali fatto da parte di Facebook, che ha dovuto modificare i suoi comportamenti. "I consumatori – ha dichiarato la deputata – devono esercitare il loro potere".
E’ stata presentata una recente proposta che definisce "i diritti e i doveri della comunicazione elettronica e della rete dei fornitori". La proposta obbliga ad informare gli utenti "in particolare quando l’abuso è nascosto, o quando i dati vengono persi". Saranno previste sanzioni proporzionate all’abuso.

La tutela dei dati serve alla tutela delle persone reali. Se le persone per avere accesso a internet devono identificarsi per motivi tecnici, non possono rischiare di mettere in gioco dati personali, spesso inconsapevolmente.


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